Amazon ha spento il loro server, ma prima scaricati gli archivi da qualcuno.
Google ed Apple hanno tolto l'app dai loro store.
Potevano ?
Senza dubbio ma, solo ora, è una scelta politica. Se l'avessero fatto prima sarebbe stata solo la scelta di applicare, con la prudenza di chi è operatore dominante, le propri regole d'uso e le consuetudini del web.
Il problema piuttosto è che non le hanno applicate prima, guadagnando in utenti e in fatturato grazie alla pubblicità. Per lucro. E' un tema di posizione dominante e di comunicazione commerciale unfair.
Ma che essi abbiano chiuso la libertà di parola è sbagliato.
Hanno cessato una campagna politica attraverso la loro piattaforma, una attività svolta ingannando oggettivamente e eccitando gli animi oggettivamente. Qualcosa che è presente anche in Italia, ed è fortissima, ma qui è già reato: basta spaventare la vittima.
Una campagna politica che ha utilizzato tutti gli strumenti della comunicazione commerciale: per profilare, per fidelizzare, per promuovere il cittadino.
Si noti l'utilizzo degli account privati, non quelli istituzionali. Questi ultimi, pur corrotti, non hanno mai raggiunto le bassezze di comunicazioni inviate troppo superficialmente.
Il giudice deve anche apparire al di sopra delle parti, non solo esserlo. I politici ? Sono di parte per definizione, ma le istituzioni no, non possono.
Quindi un cittadino che fa politica sui social, che limiti incorre ?
Quello dei reati, e quello di qualsiasi cittadino. Diverso il partito. Il partito esercita una funzione pubblica, ma il singolo si pone all'interno di un partito.
Questo imporrebbe un controllo interno e una assunzione di responsabilità istituzionale (dell'ente pubblico o dell'associazione) per le comunicazioni ufficiali, ponendo anche limiti all'uso del web da parte del privato.
Troppo facile mischiare l'account personale con la funzione pubblica, per dire il peggio, ma godere di immunità.
Questo pure si può fare, da subito.
Nel frattempo. le piattaforme smettano di allargare le braccia quando qualcuno abusa delle loro piattaforme. Se sono aziende in posizione dominante potranno preventivamente farsi autorizzare dai giudici nei casi dubbi; in quelli evidenti potranno agire subito.
Quindi: esercitare un dovere nella misura in cui hanno una responsabilità.
Maggiore la responsabilità, perchè dominanti, maggiori i doveri, non i poteri.
Per i cittadini idem: già oggi gli influencer hanno regole più stringenti dei singoli, e si applicano loro le regole a tutela dei consumatori e della pubblicità non ingannevole.
Tutti i politici sono cittadini: anche loro, se influencer, sono soggetti alle leggi vigenti.
Non c'è bisogno di un nuovo provvedimento.
A qualcuno però farebbe piacere dire sono necessarie leggi nuove: un modo per dire che oggi può fare quello che vuole.
Peccato che non sia cosi'.
E la censura ? E' un modo per trovare responsabilità quando non ci sono.
Il dovere di agire in funzione di una responsabilità non è censura. E' far rispettare le regole (contrattuali o statuali). Le condizioni d'uso e la netiquette in primis, poi tutte le altre codificate.
In conclusione: no agli sceriffi della rete, ma nemmeno consentire illegalità e l'inosservanza delle regole stabilite. Se un contraente stabilisce un potere, ha il dovere di esercitarlo in modo uniforme e verso tutti, soprattutto se operatore dominante.
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Quindi:
- esistono cittadini e influencer
- esistono aziende e piattaforme dominanti e altre non dominanti
- la comunicazione pubblica tutela i consumatori da chiunque: siano aziende, influencer, o partiti
- i singoli rispondono della propria libertà
UPDATE:
Parler ha avviato un procedimento per abuso di posizione dominante contro Amazon (che ha spento i loro server). Come ho spiegato altrove, questo imporrà ad Amazon di motivare con più rigore la propria decisione, e poi sentiremo Parler.