Le tre erre.
Questo è un post che viene da se', istintivo, interiore, intimo e collettivo.
Capita di questi giorni di parlare con amici.
Quello che mi stupisce è che ognuno di noi ha una percezione diversa di questi tempi.
Una percezione diversa del Covid, dei fatti, delle misure, delle persone, degli enti.
Ma siamo tutti più vicini, e pensare diverso non è più fonte di diffidenza.
Oltre le differenze c'è una cosa che accomuna tutti.
Non vogliamo più essere schiavi del telefono, della tv, dei giornali.
Non vogliamo essere schiavi delle tasse e dei commercialisti.
Non vogliamo essere schiavi dei bisogni commerciali.
La rivoluzione personale, per tutti, è prima di tutto riduzione. Una sorta di digiuno collettivo, di sordità alle sirene del consumo e dei silenzi.
Quello che tutti stiamo cercando è un percorso di rivalutazione personale riconosciuto da chi ci è vicino.
Il primo è possibile: basta ascoltarsi, educarsi all'amore per sè stessi, il desiderio di riprendere a fare, senza perdere tempo in essere o avere.
Il secondo è più difficile: essere riconosciuti dagli altri è ancora problematico. Non c'è una nuova coscienza collettiva, se non nei confronti di chi si è speso personalmente per gli altri, come gli operatori sanitari.
Le imprese, abbandonate come i cittadini, stanno pagando un peso insostenibile: solo chi solido e senza debiti va avanti, anche se piccolo.
La rivalutazione, il ritrovare i valori, passa dal silenzio, dalla lettura, dall'ascolto delicato. E dal riconoscimento. Siamo un pò tutti qui
La rivoluzione arriverà a fine anno, non da chi rivaluta, ma da chi avrà preso coscienza di aver perso dei valori e li vuole nuovamente. Il rispetto come essere umano, ad esempio.
Tempo fa pensavo che il nuovo sarebbe arrivato da chi si è conquistato un posto in questa terra, lavorandola e lavorando per gli altri. Probabilmente saranno costoro, e forse saremo tra costoro se non sarà violenta. Ma nessuno che ha il potere accetta il cambiamento supinamente, quindi ci sarà uno scontro tra potere e impotenti sognatori. Non vincerà chi avrà più armi, ma chi avrà più determinazione.
Belle parole, ma concretamente ?
C'è un metodo: non ascolatare i portatori di brutte notizie e concentrarci sulle belle.
Ogni giorno torniamo a casa cercando di ricordare tre belle cose che ci sono capitate.
Segnamocele nel diario personale, e ritroviamole settimane dopo.
Le belle cose sono delicate, si dimenticano. Segnamocele, ci sorprenderà come abbiamo continuato a cercarle, anche avendole già dentro.
Tre pensieri belli. Ogni giorno. Prima di cena.