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Haters 15.11.2019    Pdf    Appunta    Letti    Post successivo  

Hater e bullismo: regolamentare con documenti d'identità ? Da Ballarino alla Ferragni

Temi che negli anni '90 erano gia' noti e studiati oggi hanno nomi nuovi che confondono gli aspetti del problema con tante valutazioni.

Meno studio, piu' giudizi morali.

Invece un metodo si puo' delineare per combattere i troll.

Ho detto troll ? Non erano gli haters ... ?
Spataro

 

Indice generato dai software di IusOnDemand
su studi di legal design e analisi testuali e statistiche

L

La Ferragni intervistata su AGI afferma che identificare un hater può essere una soluzione, ma in ogni caso bisogna saper convivere con il fenomeno e bisogna saper gestire queste persone ignorandole, altrimenti si autoalimentano.

Una volta gli haters erano chiamati semplicemente troll.

I troll erano coloro che semplicemente volevano affermare la propria posizione, e per farlo invadevano i vecchi forum, oppure le email dei malcapitati, per ripetere che loro avevano capito tutto e il mondo no, ma soprattutto che tu non avevi capito che dovevi cambiare idea e dare ragione a loro.

A volte era dialettica eccessiva. A volte patologia.

In questi tempi di manicheismo non si guarda al fenomeno, quanto al giudizio: haters, odiatori. Troll era molto più descrittivo.

Il prof. Ballerino, esperto di diritto della navigazione, propose (inascoltato) nel 2003 (se non prima, chiedere all'avvocato Sirotti Gaudenzi di Cesena) di identificare la navigazione online così come si identifica una automobile, usando una targa.

Mi guardai bene dall'amplificare la tesi, in quanto ritengo che manchino ancora i mezzi per distinguere un pedone da una bici, una moto o una automobile (o peggio un tir) su internet.

Tutti giustamente sottolineano che navigare sul web in modo anonimo sia un diritto, altrimenti vivrei in uno stato di polizia.

Tuttavia è vero anche che in certi contesti (di solito mainstream), il controllo sociale scema, la velocità di condivisione aumenta, e i problemi sempre esistenti vengono in tali circostanze amplificati.

La direttiva ecommerce inoltre codifica questo principio: nessuno può fare da sceriffo, e solo se contestato (specificamente) sarà responsabile di quanto non fa.

Lo Spid nasce per identificare le persone. Non è un obbligo, ma una opportunita'.

L'idea di valutare diversamente chi parla da un account anonimo, rispetto a chi si identifica con email e password, rispetto a chi usa lo spid, è una ottima idea.

Non risolve tuttavia il problema.

Ci sarà sempre chi offende. Perchè ?

Facciamoci la domanda corretta, perchè quella qui esposta è una domanda morale, demagogica, populistica.

La domanda corretta è quella pratica: come possiamo ridurre le offese online ?

Guardiamo come avveniva una volta.

Piccole comunità, moderatori presenti, comunità vigile, se qualcuno alzava i toni (accendeva flames, si diceva una volta) gli altri lo spegnavano con le critiche e il moderatore poteva sospenderlo per breve periodo o per sempre). Era la moderazione e tutti partecipavano.

Sulle piattaforme mondiali la partecipazione ad un gruppo non è attorno ai temi, ai valori, ma volta a creare flusso. Più si parla più si sta sulla piattaforma perdendo tempo a capire.

Il controllo diminuisce perchè troppi dicono troppo. A volte è un periodo di depressione, di isolamento, di difficoltà di socializzare, non necessariamente un dolo di rilevanza penale.

E nessuno, rispetto ai primi, tempi, prende la briga di dare del deficiente a chi se lo merita perchè la platea degli ascolti è troppo ampia, si rischia una denuncia, e non è compito suo. I moderatori intervengono qualche volta, ma non c'è la consapevolezza di una volta, e soprattutto è aumentata la tolleranza verso la mancanza di rispetto.

Quindi più il pubblico è grande, meno si modera, più facilmente arrivano gli hater/troll sperando di essere ascoltati.

Succede anche in tv, se pensate di poter regolamentare solo internet.

Non succedere alla radio. Perchè ? Chi comincia a dire idiozie in diretta, gli si toglie la linea. L'unica radio che mandava in diretta ogni telefonata con il solo limite di un minuto, senza filtri, ha lasciato perdere. Non si arrivava a niente di interessante.

I punti centrali sono quindi questi:

dimensione del pubblico
strumenti di controllo della partecipazione
assenza del moderatore
mancanza di senso di appartenenza e di adesione a valori condivisi da parte di una comunita'.
senso di impunità

In presenza di questi elementi è facile aspettarsi che ci siano più haters / troll. All'apposto gli haters diminuiscono e, con essi, il flusso di novità.

Quindi, pur garantendo in modo assoluto e prioritario l'anonimato, è utile prevedere l'identificazione con email o carta di credito o con spid (i documenti d'identità, per favore, non mettiamoli online).

Questi diversi livelli di identificazione possono portare ad una gestione più efficace. 

L'anonimo che insulta può essere bannato con un semplice click da chiunque. 
Chi si identifica via email dopo un numero qualificato di segnalazioni da parte di utenti qualificati.
Chi si identifica con carta di credito può godere di maggiori tutete
Chi si identifica con spid ci mette la faccia, sarebbe opportuno un controllo manuale dopo aver raccolto segnalazioni qualificate per numero e per fonte.

E' una proposta.

Tuttavia l'identificazione certa, sui siti che del flusso di novità e della identificazione delle persone fanno il proprio business, non mi sembra un grande idea.

Nei tool mainstream (Google, Facebook, Youtube, Tripadvisor, Pinterest, Booking) già si fanno distinzioni. Ma identificare in modo certo mi sembra controproducente.

Ecco. In questi casi si potrebbe imporre di dedicare risorse umane stabili alla moderazione su segnalazione.

Sapendo che nessuno delle piattaforme controlla a mano (i moderatori dei forum erano anche i gestori della piattaforma, questo li responsabilizzava maggiormente) gli haters diventano tali passando subito da troll a incontrollati.

Attualmente le piattaforme affermano di avere migliaia di risorse addette a questi compiti, ma alla resa dei conti nessuno è lì stabilmente, quanto piuttosto si occupa di altro.

Chi invece le mette, per esempio per controllare i contenuti delle voice application, viene accusato di controllare.

YouTube ha dato spazio ad associazioni di categoria a mettere le mani e censurare video che violano alcuni diritti.

Ci sono già le soluzioni codificate.

Il difficile è avere una mente aperta a tutto il fenomeno senza voler criminalizzare nessuno, ma trovando il giusto bilanciamento.

Diritto è bilancia. Bilancia di interessi. Politiche normative vorrebbero che la bilancia trovi l'equilibrio secondo criteri di efficienza misurabile.

Fantascienza per alcuni, non negli USA.
 

15.11.2019 Spataro
Agi - Ferragni




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