Pochi giorni fa è circolata una notizia.
Facebook ha ottenuto da ICO di sanzionali ma non rivelare i contenuti di alcuni documenti.
Tempo fa in UK un dirigente di Facebook è stato fermato per acquisire dei documenti.
In altri procedimenti Facebook chiede con molta apprensione di non rivelare contenuti.
Leaked documents show Facebook leveraged user data to fight rivals and help friends
NBC News is releasing almost 7,000 pages of leaked documents showing how Facebook treated user data as a bargaining chip with external app developers.
C'è ben poco da aggiungere, se non che alcune startup sono fallite perchè Facebook non avrebbe consentito loro di accedere
Da tempo sviluppo web app integrate con le api di Facebook. E' un mondo interessante per conoscere come hanno strutturato le relazioni tra le persone, e come catalogano gli eventi.
Il login di Facebook è una delle attività più utili, soprattutto oggi. Avere un login con Facebook significa poter delegare a loro l'identificazione e la gestione delle credenziali di accesso. E' proprio il GDPR che rende queste procedure sempre più complesse.
Nell'ultimo anno Facebook ha cambiato troppe volte le api che uso e ha reso velocemente inaffidabili le vecchie versioni. In altri casi semplicemente ha introdotto nuovi vincoli, ricontrolli, limiti.
L'ultimo progetto che ho realizzato porta nelle mani dell'autore i contenuti postati su Facebook, qualcosa che Instagram non lascia fare, pur offrendo api per farlo, con token che vengono bloccati sistematicamente.
Si tratta di aggiornare i siti personali con i contenuti postati su una pagina Facebook. L'utente scrive su Facebook, il sito si aggiorna. Stop. Un servizio che ho visto realizzare pochi mesi dopo anche da altri operatori nel web, e che mi torna comodo per alcuni progetti anche internazionali ( legaldesign.it , emozionarte.it ) e per alcuni clienti.
Purtroppo ho già dovuto aggiornare alcune procedure per averle rese desuete. Di recente il tutto ha smesso di funzionare per poi riprendere.
Prima di Facebook Twitter ha aperto le API, attirato gli sviluppatori, e poi disillusi con le stesse tecniche. Persi i programmatori, Twitter cresce più lentamente.
Anche sugli store stesse tecniche: pubblica la app, ma ricorda di aggiornarla spesso. Poi te la levo. Così Apple.
Il mondo dei blog era aperto, condiviso, senza una economia basata sul prendere il tempo dei lettori. Ce ne accorgiamo tutti dalle statistiche che tornano a salire mentre quelle di Facebook scendono.
Ma Facebook non è da tempo un problema di privacy, quanto di posizione dominante.
Tanto da far impazzire tutti i governi che vogliono sapere quello che Facebook sa.
La privacy dovrebbe preoccuparsi di ogni posizione dominante, sia esso uno Stato come una multinazionale, considerando l'ipotesi che nell'utilizzo di dati di molte persone si possa nascondere in potenza un abuso domani.
Lo dimostrano le banche dati sanitarie vandalizzate, i dati dei pagamenti a fini fiscali, i tracciati sulle migrazioni e sulle opinioni politiche.
Pochi sanno troppo di troppi.
E il rischio di militarizzare i cittadini, di avere uno Stato di Polizia, di dittatura informatica, è sempre più concreto.
Non c'è privacy che tenga. Dovrebbero essere fortini militarizzati, altro che aziende e concorrenza.
Se vogliamo un web diffuso, dovremo usare sempre meno piattaforme esterne, ma soprattutto pagare per avere le nostre.
Tema impopolare.