Civile.it
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I dispositivi informatici sono composti di anima e corpo. L'anima è il software, il corpo è l'hardware.
Se l'hardware è difettoso, l'anima come si comporterà ?
Come se i sensori le fornissero informazioni sbagliati.
Così sempre più diffusamente vengono prese in considerazioni vulnerabilità dei chip per ottenere informazioni o il controllo di macchine e connessioni altrui.
Le soluzioni ?
Altro software che riconosce il difetto e cerca di risolverlo.
E' come dire che la crescita di una unghia non viene lasciata alle cellule, ma gestita dal cervello centrale. Inefficiente, vero ?
Il problema è più ampio: wifi, chip, come sostituirli ? Quindi si rilasciano patch software che rallentano i dispositivi.
Sul Wifi (un pò come per il bluetooth) ci sono allarmi simili. Nel passato tanti casi davanti ai tribunali penali hanno condannato ignari utenti le cui connessioni wifi sono state usate, presumibilmente, dai concorrenti politici o da chi voleva fare lo sbruffone.
Il problema è enorme anche perche', quanto più è diffuso, tanto più si pensa di poterlo sottovalutare.
Ma soluzioni efficaci non ce ne sono e il GDPR, applicato alla lettera, potrebbe persino vietare l'uso di WIFI senza ulteriori accorgimenti. La sicurezza informatica risente dello stato dell'arte, il GDPR invece vuole la consapevolezza delle insicurezze strutturali per adottare idonee procedure. Una rincorsa senza fine. E non esiste un solo salvagente per tutto, anche se i backup restano il primo pensiero.
