"Speaking at an event in Dublin yesterday, Google's chief privacy officer Keith Enright said Google thinks the "application and interpretation of the law by that court didn't reach the right outcome".
"We are optimistic that upon review we will be able to demonstrate that in fact the way that we obtained consent in the context of our products and services actually does reach an appropriate standard under the GDPR," he said at an event organised by the Institute of International and European Affairs."
Temo che Google possa ottenere una pronuncia favorevole.
Le ragioni del Cnil sono interessanti e utili, le conclusioni non mi convincono del tutto.
Temo che vi sia ancora una difficoltà da parte di troppi giuristi a non avvalersi di figure ibride a cavallo tra l'informatica e il diritto.
Il punto non è solo come viene raccolto il consenso, ma come quotidianamente viene mantenuto. Non solo il momento iniziale, ma la gestione successiva, che inficia clamorosamente un consenso che potrebbe essere raccolto validamente.
I casi si sprecano, ma sembra che i giuristi se li perdano.
Per non parlare di Google farò l'esempio di Amazon e Volagratis che usano tecniche analoghe nell'ecommerce.
Possibile che dopo aver cliccato su "compra" debba comparire un messaggio evidente "continua" e uno secondario "continua senza modifiche "?
Avete capito bene. Concluso il contratto il portale asserisce normale "continua" sottintendendo "con modifiche". Nel caso di Amazon Prime invece il messaggio è "vuoi perdere i benefici ..." ?
Le clausole vessatorie consistono anche in caratteri tipografici troppo piccoli. Per le interfacce grafiche è inconcepibile che, concluso il contratto, sia necessario esprimere un consense che richiede attenta lettura e contrario alla scelta grafica utilizzata.
E' tema di antitrust (che si occupa di tutela dei consumatori online), e speriamo che una decisione arrivi presto.
Il Legal Design studia anche questi fenomeni. Peccato dimenticarselo spesso.
Non è solo un tema di privacy. Dopo alcune pronunce giudiziali è espressamente un tema di libertà d'impresa: gratis in cambio di trattamenti dati personali. Una affermazione scritta anche nel GDPR che sostiene la libera circolazione dei dati nei casi previsti.