Leggo in questi giorni che un cliente dice all'avvocato (che non lo sapeva): "cosa la pago a fare per avere un contratto che è open source sul web" ?
Io avrei risposto:
1) ho già letto quel contratto, è per questo che non lo uso (io, effettivamente, l'ho letto almeno 5 anni fa, forse l'avvocato doveva conoscerne l'esistenza)
2) ha già valutato se il contratto fa al caso suo ?
3) quale garanzia le dà l'autore del contratto ?
4) io glielo so anche spiegare, per gestire le trattative con i suoi clienti
5) nel suo caso non va bene perchè lei oltre a fornire il supporto tecnico ha anche una parte di servizi e di sviluppo non previsti.
6) ha già controllato il foro "esclusivo" o meno competente ?
7) lei come fa accettare le clausole vessatorie ? E se il cliente non è consumatore (o assimilabili ?)
8) cosa fa se firma il contratto e il cliente non paga ? Glielo deve fare lo stesso o magari si rinnova anche senza pagare ?
9) quali sono i testi delle sue offerte commerciali sul web che integrano gli aspetti tecnici promessi ?
Insomma: ci sono tali e tante cose che si possono dire, che non riesco a capire la paura di trovare un contratto online open source e on demand.
E' come un formulario.
Quanti formulari ci sono in giro ? Quanti aiutano ? Quanti non sono sufficienti ? Quanti sono ottimi e quanti no ?
Andiamo: non avremo mica paura di un contratto "open source".
Io, anzi, avrei detto: "partiamo da quello, e vediamo se ha capito cosa c'è scritto e se serve al suo lavoro.". E via di fattura oraria.
Cosa c'è di male ? Perchè nessuno lo propone come la "cosa" più naturale ?
v.