Era una notte d'inverno, e Paola annunciava il proprio sciopero della fame. In effetti era anche della sete, ma e' stata velocemente aiutata a cambiare idea, per fortuna. Sarebbe gia' morta.
Il caso: una ragazza, che non vive con papa' perche' papa' non c'e' piu', vive del suo lavoro in un famoso giornale. Scrive per loro ma come precaria da 7 anni.
Un ragazzo che esce dalla scuola di giornalismo viene assunto (ma di questo il direttore smentisce) e a lei viene semplicemente detto che non l'assumeranno mai. 7 anni buttati nel cesso.
Le dicono anche che se si lamenta non lavorera' mai piu' per l'editore e nemmeno per altri editori. Nessuno la vorra'. E' da vedere.
L'interessante, oltre al caso personale emblematico di un mondo che non funziona e vorrebbe avere ragione, e' la reazione della rete.
Tutti hanno riconosciuto una onesta' intellettuale nel messaggio anche senza alcuna prova. E' incredibile, il messaggio e' passato diretto e noi che leggiamo email da anni fatichiamo a pensare che sia una messa in scena.
Immediatamente con twitter, friendfeed, facebook e tumbler le foto della bilancia circolano in rete, e il tema viene discusso.
La risposta del direttore suscita rabbia: la solita risposta di chi dice, modera la tua protesta. Come se i sette anni di lavoro da precario fossero i suoi.
La protesta finisce su Ansa, si riuniscono i cdr, le federazioni rappresentative, il caso diventa pubblico. Per fortuna.
Sui social network si straparla e ci si organizza.
Non solo si commenta Paola, ma anche si fa il redirect al suo sito direttamente dalla home page (la cosa piu' sacra che si possa fare in rete, rinunciare alla propria home page).
Altri invece aprono thread su ff e fb.
Altri infine raccolgono tutti i commenti su un wiki online e condiviso.
Ognuno si sceglie un ruolo, e quasi nessuno su un proprio dominio. Usando tutti i servizi offerti dalla rete 2.0.
Credo che si possa definire il primo sciopero dei nativi digitali, di chi usa la rete senza partire per forza da un proprio dominio, ma diffondendo le ragioni della protesta in modo che tutti possano farla propria.
Fanno quasi tenerezza coloro che salgono sui tetti o sulle gru per protestare: meglio i social network.
Paola vive del proprio lavoro, e adesso non mangia nemmeno.
La risposta la solita: smettila, ti ascolteremo.
Alla base l'ignoranza che sta uccidendo l'Italia: quella della cultura d'impresa. O dipendente o affari tuoi.