Leggo oggi su un sito di tecnologia che non si capisce perche' il Garante della Privacy vieti la ripresa di manette e la diffusione di tali immagini.
La stessa penna non capisce perche' di queste cose non si debba occupare la magistratura, e che in fondo il delinquente e' noto e tale. Con toni inutilmente offensivi.
Non e' questa la cultura del diritto che e' arrivata ad oggi.
La carcerazione non e' la gogna mediatica, l'esecuzione a morte in pubblico. La tv non e' l'arma per distruggere le persone.
Viene da dire che tra i valori che il diritto ha raggiunto oggi e quelli trasmessi dall'informazione oggi c'e' una distanza incolmabile.
La stessa cronaca giudiziaria e' stata regolamentata gia' in mille modi e in mille ambiti.
Il problema non e' che ognuna risponde di quello che fa, ma che i media cercano di anticipare la decisione sulla responsabilita' prima di chi e' chiamato a decidere.
Per un motivo tristemente noto: i tempi sono troppo lunghi e le parti che potrebbero concorrere a scrivere nuove regole sono in contrasto patologico tra di loro.
A noi resta solo il dovere di non rifiutare valori e rispetto anche per i detenuti.
Se non altro perche', pur dovendo pagare, gia' ogni giorno sono stretti fisicamente in ambienti non idonei a tenere cosi' tante persone. In barba a tutte le sanatorie, indulti, riduzioni di pena che ci hanno proposto in questi anni.
Ricordiamo il caso Tortora e le mie prigioni di Silvio Pellico: se un solo innocente viene condannato (o screditato aggiungo), l'intera fiducia nelle leggi cade.
Data la situazione, direi che la fiducia peggiora. Che non e' proprio quello che serve oggi.
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