Ne leggeremo mille di commenti. A pag. 99 e segg. della sentenza sul caso Vividown c'e' il nocciolo del ragionamento. Queste le tesi in sentenza.
Google non deve controllare tutto.
Pero', nel momento in cui permette di interoperare gli utenti sulla propria piattaforma, indicizzando e distribuendo i contenuti con metodi che li evidenziano ai lettori, deve informare chi invia i contenuti del necessario consenso e dei rischi.
Un link alle condizioni non e' sufficiente, va scritto la' dove si inviano i contenuti, non prima, non dopo, non altrove e in modo chiaro. La pagina delle condizioni legali e' scarsa volonta' comunicativa.
Poiche' indicizza, Google tratta i dati personali contenuti nei video.
L'accettazione del rischio di trattare dati personali e' evidente ed e' per finita' di lucro.
Il video e' stato rimosso in 24 ore, e non c'e' obbligo preventivo di controllo, quindi non c'e' concorso in diffamazione.
L'inserimento del video tra i piu' divertenti e' indice di prova di consapevolezza, ma non c'e' prova piena.
Manca una legge che possa affermare la responsabilita' per colpa e filtri preventivi. Si spera che arrivi … per non essere schiavi della liberta' assoluta, secondo il giudice Maggi.
Mi si permetta di dire che la libertà c'e' solo se completa e responsabile, non assoluta; e che "assoluta" e "completa" non vanno confusi, sia letteralmente che dagli operatori del diritto. E' a rischio quel sistema giuridico dove un operatore del diritto, qualunque esso sia, ritenga giusto limitare la liberta' preventivamente.
La nozione di un controllo preventivo delle attivita' umane non e' un principio costituzionale.
Per il resto gli altri possono commentare pure, per me e' il momento di tacere. Sentenza sul sito de LaStampa.it