"Google" spiega che vuole remunerare meglio i contenuti di qualità.
Su Repubblica trovate l'intero articolo, ma vale la pena qui riflettere su alcune frasi:
Il futuro per Google: "Circolano tre scenari.
- Lo scenario A dice che la gente non vorrà leggere molto a lungo e imparerà rapidamente a combinare la lettura con audio e video.
- Lo scenario B dice invece che il blogging genera una grande quantità di informazione di bassa qualità, e che sempre più ci sarà chi è pronto a pagare per avere un’informazione di alta qualità.
- Infine c'è lo scenario C secondo il quale alla fine prevarrà una sorta di sfiducia generalizzata verso tutti i tipi di media».
Diciamo che questo non e' il futuro. E' la realtà della vita da sempre.
Ci sono servizi con contenuti bassi, altri talmente elevati da poter eessere venduti, altri assolutamente trascurabili.
Nel primo scenario pero' si vuole integrare molto meglio audio, video e testo, per una lettura veloce. Questa sembra la qualità per Google.
Tutti uguali per google ?
Ma i guadagni da Adsense saranno uguali per tutti ?
C'e' da credere di no. Il perche' e' nella successiva frase:
«Noi verifichiamo quotidianamente che l'informazione di cattiva qualità ci danneggia e quella di buona qualità ci premia e questo ci spinge a rendere sempre più sofisticati i meccanismi per selezionare la qualità».
Semplice. Una pagina che non interessa nessuno, ma con pubblicità, fa guadagnare poco, perde credibilità, etc etc.
Insomma la pubblicità deve essere veritiera per essere credibile e quindi fonte di reddito.
Ma c'e' da chiedersi quale algoritmo decidera' quale sito guadagnerà di piu' o di meno.
E contrattualmente si tratta semplicemente di un patto leonino ?
La Fiat decideva quando pagare i suoi fornitori, controllando assunzioni e libri contabili dei fornitori. Per contratto.
Ma siccome si guadagnava, tutti stavano zitti.
Google decide che qualcuno puo' guadagnare piu' di altri ? Basta saperlo e poi assumersi i rischi di ogni scelta.
Se si vuole vivere di sola pubblicità, e lasciare le informazioni che si scrivono come subalterne alla pubblicità.