In Commissione cultura non tengono le mani in mano. E fanno bene, perche' di problemi ce ne sono tanti.
Ma quando in una ponderosa relazione si trova traccia in sole tre righe di una riforma della pirateria informatica, temiamo che ci sia di piu'.
La frase e' questa:
"Sul piano invece della disciplina relativa alla tutela dei diritti d'autore, si considererebbe opportuno garantire un quantum all'autore di un testo per una seconda pubblicazione, con la previsione di una legislazione ad hoc contro la pirateria informatica"
In linea di principio niente di male, ci si chiede invece se non ci siano gia' norme a difesa degli autori in tal senso.
In realta' il testo nasce nell'ambito delle arti figurative: e non c'e' gia' anche il nuovo art. 70 ? Non e' che si sta procedendo un po' troppo a mettere pezze ?
Insomma, e' una frase che non c'entra nulla con il contesto, ma annuncia certamente novità in materia di copie su internet.
Da seguire.
La relazione, disponibile al link sotto indicato, e' riassumibile nelle conclusioni che citiamo:
"5. Conclusioni.
«L'artista in Italia è contemporaneo perché fa l'artista e contemporaneamente deve trovarsi un'altra attività per vivere» è questa forse la sintesi più efficace della situazione dell'arte contemporanea, emersa nel corso dell'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione cultura della Camera.
La citazione del libro Non di sola arte di Bondi e Sitton, pubblicato dalla Fondazione Giovanni Agnelli, fatta da alcuni giovani artisti nel corso della loro audizione, può apparire forse un po' forte ma senz'altro rappresenta una denuncia autentica dello stato di malessere che il legislatore non può più ignorare.
Il primo intervento necessario, quindi, è quello di rivedere la normativa, creando la figura di artista contemporaneo come professionista della creazione, non confuso con altri artisti o professionisti del settore artistico, quale precondizione per la valorizzazione del ruolo dell'artista.
Per coloro che invece si stanno inserendo nel settore, occorre, sul piano legislativo, prevedere forme di agevolazione, in particolare per le prime esposizioni, e una contrattazione specifica che ne tuteli i diritti di lavoro e d'autore."
Esattamente la direzione opposta del mercato: no allo sfruttamento commerciale dell'opera dell'autore, ma libertà di informare e commentare l'opera degli autori.
Parlare su internet di un autore significa dargli da mangiare.
Dare all'autore un diritto per ogni volta che si parla della sua opera significa disincentivare la discussione.
Ma ovviamente e' solo una impressione. Basterà seguire quello che verbalizzano, e saperlo leggere.