Nel 1994 scrissi la "Carta dei diritti e dei doveri nelle telecomunicazioni".
Era un testo frutto di mie personali e discutibili soluzioni. Ma la prima credo che fu importante: le telecomunicazioni sono risorsa dell'umanità.
Questo metteva internet sotto la tutela espressa dei diritti umani, riconosciuti dalle nazioni unite.
Questo consentiva di ritenere espressamente i diritti conquistati in secoli di storia applicabili a chi vive su internet.
Internet non e' fuori dalla legge. E' nella legge, e le leggi vigenti sono applicabili. Oggi, non domani.
In pochi casi si e' arrivati espressamente a situazioni nuove, non normativamente previste ne' dove le norme possono essere applicate grazie alla loro interpretazione.
In tutte le altre vi e' una carenza di conoscenza della natura degli istituti giuridici e della natura tecnica di internet.
Questa ignoranza fa si' che si possano fare leggi nuove credendo che siano situazioni non previste dalle esistenti regole.
Ad oggi vi sono gia' numerose regole specifiche. Altre si possono applicare per analogia.
Ai parlamenti possiamo chiedere di dare la possibilità a tutti di parlare, leggere, accedere. In qualsiasi modo, con qualsiasi contenuto.
Riconoscendo la volontà degli autori di distribuire la conoscenza per scopi non commerciali.
Nel dettaglio si puo' entrare per anni: io lo sto facendo qui dal 2000. Sono aperto a critiche.
Ma non si facciano nuove regole quando basterebbe riconoscere i diritti e i doveri gia' previsti dalle norme vigenti.
Non e' vero che su internet si resta impuniti. E' vero il contrario: restano talmente tante traccie, che e' piu' facile. Le indagini contro la pedofilia, le truffe telematiche, sono di successo su internet. Basta avere personale preparato, non nuove leggi.
Spataro
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