Il dado e' stato lanciato. Migliaia di lettere inviate per pagare, quelli assistiti da avvocati che pagano, discussioni in rete e dei consumatori.
Per evitare equivoci riteniamo che nell'intervista (ottima) del professionista emergono valutazioni giuridiche completamente condivisibili, eccetto una (vedremo quale).
I consumatori (e qui si tratta di reati, altro che consumatori), intervengono.
Viene chiesta la tutela della privacy, qui non invocabile.
Altri su quotidiani vari affermano altri aspetti a favore della visione anarchica e libera (?) della rete.
Non entreremo in queste polemiche che non hanno valore davanti ad un giudice.
Vogliamo solo dire: una società svizzera, non ci interessa come, afferma che qualcuno alla tale ora aveva un certo file in una cartella condivisa. Che, chiesto ai provider, a tale ip corrisponde qualcuno identificato.
E sulla base di questa affermazione fa inviare lettere di diffida.
Qualcuno, cortesemente, risponda: che valore ha, davanti al giudice, un controllo di tal genere effettuato senza controlli super partes ?
Un giudice, in una ordinanza, si sarebbe spinto oltre affermando che il metodo e' corretto.
Ma con quale criterio si afferma che le indagini di una azienda privata, svizzera, sono prova certa contro un cittadino italiano, sia ai fini civilistici che penalistici ?
Cosi' diventa facile sostituirsi allo Stato e trovare prove. Ottengano di raccogliere le prove insieme alle forze dell'Ordine, e mi troveranno d'accordo.
Ma, vorrei aggiungere, c'e' ancora qualcuno (tantissimi) che credono di poter usare programmi di file sharing ospitando chiunque sul proprio computer ?
E' corretto anche sottlineare (come fa l'avvocato) che la violazione riguarda i diritti di distribuzione (non autorizzata) di materiale soggetto a diritto d'autore, diritto patrimoniale disponibile per iscritto.
Ma questo e' un problema che investe la tutela del diritto d'autore in internet, un po' come, anni fa, il furto di energia elettrica (considerato immateriale alla faccia di Einstein).
Tempo fa discutevo ad un convegno come relatore sulla tutela della fotografia in rete. Ne avevo parlato prima con alcuni presidenti di tribunale e avvocati: un privato che chieda soldi sulla base di affermazioni che non puo' provare potrebbe persino essere autore di un reato (da valutare caso per caso).
In generale sono quindi affermazioni molto gravi che devono essere ispirate da cautela.
L'intervista al link indicato