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Osservatorio sul diritto e telecomunicazioni informatiche, a cura del dott. V. Spataro dal 1999, 9324 documenti.

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Brevetti 06.07.2005    Pdf    Appunta    Letti    Post successivo  

Solo ieri queste erano le posizioni sul brevetto

La prima vittoria dell'open mind sulla politica delle lobbies.
Spataro

 

Q

Questo il testo disponibile al link indicato, sul sito del Parlamento Europeo:

"Ancora ampie divergenze sulla direttiva per la brevettabilità dei software

Michel ROCARD (PSE, FR) Relazione relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici Doc.: A6-0207/2005 Procedura: Codecisione, seconda lettura Dibattito: 5.7.2005 Votazione: 6.7.2005

La Plenaria ha discusso questa mattina sulla controversa direttiva riguardo alla brevettabilità dei software. Il voto avrà luogo domani. Le posizioni dei deputati continuano ad essere divergenti e aumenta quindi la possibilità di un rifiuto della posizione del Consiglio.

La maggior parte del PPE/DE è contro gli emendamenti presentati dal relatore e non nega la possibilità del rifiuto della posizione comune.

Il PSE, invece, è a favore degli emendamenti presentati che non sono stati approvati in commissione parlamentare (emendamenti da 40 a 60).

D'altra parte, i Verdi e la Sinistra Unitaria rifiutano la posizione comune. Non è escluso però che possano votare con i Socialisti a favore degli emendamenti presentati dal relatore.

Gli oratori dei gruppi ALDE e UEN hanno espresso opinioni divergenti. Alcuni sostengono gli emendamenti, altri rifiutano la posizione comune.

Il gruppo IND/DEM ed i non iscritti si sono detti contrari alla posizione comune.

Domani, in primo luogo, sarà votata la reiezione della posizione comune che, tenuto conto delle presenze odierne, dovrà beneficiare di una maggioranza assoluta per poter essere accolta (366 voti su 730). Se ciò non avvenisse, l'Aula procederà alla votazione degli altri emendamenti che, anch'essi, richiedono la stessa maggioranza per essere adottati.

Si ricorda che, per la seconda lettura della procedura di codecisione, non vi è voto finale, ma il regolamento prevede (articolo 61) che, dopo aver votato gli emendamenti, il Parlamento possa considerare, su richiesta del relatore e dopo aver ascoltato la Commissione, un nuovo voto di reiezione della posizione comune.

Interventi dei deputati italiani

Umberto GUIDONI (GUE/NGL, IT) ha dichiarato che, sebbene nella posizione comune si affermi di voler escludere la brevettabilità del software puro, «di fatto si pongono le condizioni per arrivare a brevettare gli algoritmi software». A differenza del copyright che protegge l'intero programma, ha aggiunto, «la brevettabilità del software consentirebbe un monopolio sull'uso delle istruzioni generiche».

Con la brevettabilità di questi algoritmi, ha quindi spiegato, «si potrebbero infrangere contemporaneamente centinaia di brevetti» ed ha citato l'esempio di Linux, ormai utilizzato in svariati programmi anche dalle amministrazioni pubbliche, che infrangerebbe 283 brevetti americani. L'introduzione della normativa sulla brevettabilità, ha pertanto sostenuto, potrebbe significare, almeno in Europa, «la fine del software libero e dell'open source».

Se fosse approvata la brevettabilità del software, «fortemente voluta dalle multinazionali USA e dai paesi europei che traggono profitto dal monopolio statunitense», ha inoltre aggiunto, «si avrebbe uno spostamento dei costi dal settore tecnologico e innovativo a quello legale e assicurativo». Tutto ciò contribuirebbe ad escludere le piccole e medie imprese dal processo di sviluppo del software a causa dei costi e delle complessità legali. In definitiva, «ci sarebbe una minore concorrenza e una minore innovazione e i consumatori europei dovrebbero sostenere spese superiori a fronte di una minore possibilità di scelta».

La strategia di Lisbona relativa al modello economico europeo, ha poi aggiunto, unisce innovazioni tecnologiche, competitività e solidarietà. Tuttavia, per il deputato, la posizione del Consiglio va nella direzione opposta e con la direttiva «si attacca il diritto alla libera circolazione della conoscenza e si rimette in discussione l'obiettivo di una società dell'informazione accessibile a tutti». Per questo motivo, ha concluso, «la battaglia contro la brevettabilità del software che conduciamo in questo Parlamento diventa una battaglia per la libertà e la democrazia».

Per Roberta ANGELILLI (UEN, IT) «l'innovazione e la ricerca devono essere un patrimonio condiviso e non un privilegio per pochi». Occorre pertanto ribadire con forza che deve essere impedita la brevettabilità del software in quanto tale.

Si dovrà invece arrivare a una direttiva «che rappresenti una giusta via di mezzo tra una brevettabilità selvaggia, che rischia di paralizzare innovazione e competizione, e la necessità di tutelare adeguatamente chi, con la propria invenzione, può rappresentare davvero un valore aggiunto sul mercato».

Per la deputata, inoltre, i requisiti di brevettabilità devono essere valutati con la massima attenzione, «tenendo conto della novità, dell'originalità e dell'applicabilità industriale». Solo in questo modo, ha spiegato, si potrà evitare un'eccessiva estensione dei diritti di privativa a danno delle piccole e medie imprese e, di conseguenza, il proliferare del contenzioso sui brevetti, «come accade ormai da quindici anni negli Stati Uniti».

In conclusione, ha affermato di considerare «positiva» l'idea di un fondo di sostegno finanziario, tecnico e amministrativo a favore delle PMI che si orientano alla brevettabilità, ed è «indispensabile» mettere a punto un adeguato sistema europeo di brevetti, volto a garantire la parità di accesso per le piccole e medie imprese.

Luca ROMAGNOLI (NI, IT) ha esordito sostenendo che in pochi anni il continuo fiorire di idee nelle tecnologie informatiche «ha permesso di ridurre i divari tecnologici e informatici». Con la brevettabilità del software, invece, «si blocca la libera inventiva - che fino ad oggi è stata possibile anche senza grandi capitali - per difendere un monopolio sull'uso di tecniche generiche, frutto di un assolutismo mercantile e politicamente pericolosissimo».

E ciò, per il deputato, rappresenta una grave limitazione alla libertà delle idee e alla loro reinterpretazione, «che serve solo a tenere le imprese e le amministrazioni pubbliche in ostaggio della lobby Microsoft e delle poche multinazionali extraeuropee».

I brevetti, ha proseguito, costituiscono un pericolo per lo sviluppo del software "open source" e un danno per tutte le imprese di informazione e comunicazione italiane ed europee - che sono soprattutto piccole e medie imprese o addirittura microimprese - oltre che un danno economico per la diversificazione dei sistemi informatici delle amministrazioni.

Pertanto, ha concluso, in difesa della libertà di ricerca scientifica, del diritto alla trasmissione della cultura e del sapere, nonché della tutela dei diritti fondamentali dell'individuo, «dobbiamo salvare l'Europa dalla brevettabilità del software, contrastando la direttiva europea che intende introdurla e sostenendo gli emendamenti presentati dagli onorevoli Buzek, Rocard e Duff».

Per Giuseppe GARGANI (PPE/DE, IT), il testo approvato dalla commissione parlamentare da lui presieduta, rappresenta «un punto di equilibrio accettabile e adeguato alle scelte culturali e al dibattito che si è svolto finora» e, per tale motivo, ha affermato di difendere questa posizione.

Il deputato, ha quindi sostenuto di considerare «utile» una direttiva di armonizzazione in questa materia, avente l'obiettivo di eliminare le ambiguità e le incertezze derivanti dall'adozione di diverse prassi interpretative da parte degli Uffici brevetti degli Stati membri e di definire in modo preciso l'ambito di applicazione della protezione.

Tuttavia, ha aggiunto, occorre tenere presente che l'adozione della direttiva potrà essere uno stimolo al processo di innovazione tecnologica solo se verranno risolti due aspetti fondamentali.

In primo luogo, ha spiegato, va eliminata l'ambiguità sul concetto di contributo tecnico, «che vanificherebbe l'efficacia della direttiva come strumento di armonizzazione delle procedure sul rilascio dei brevetti», poi va adottata una disposizione precisa e incisiva sul tema dell'interoperabilità, «che impedisca lo sviluppo di soluzioni standardizzate nel campo dell'ICT».

L'obiettivo dell'armonizzazione, ha aggiunto, non può essere realizzato in contraddizione con i principi sui quali è basato il sistema brevettuale esistente, che negli anni «si è rivelato essere uno strumento adeguato e un incentivo efficace per il mondo dell'industria», sia per le piccole che per le grandi imprese. Basti pensare, ha spiegato, alla sempre più frequente convergenza tra informatica e telecomunicazione, «che rende possibile l'offerta e l'utilizzo da parte delle imprese di pacchetti integrati software e di servizi attuati per mezzo di elaboratori elettronici».

Al fine di consentire uno sviluppo adeguato di questi nuovi pacchetti, sarà quindi necessario assicurare la possibilità di cumulare la protezione conferita dal diritto d'autore con quella brevettuale per le invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici, «senza che il software sia brevettabile».

In questo periodo difficile, ha proseguito, l'Europa deve affrontare la questione della competitività e il brevetto deve aiutare l'economia e i cittadini europei. Se la direttiva non fosse chiara, ha quindi ammonito, «andrebbe a vantaggio delle società non europee e noi verremmo meno alla nostra funzione e al nostro dovere nei confronti della strategia di Lisbona, del nuovo progetto sociale di cui tanto si parla e dello sviluppo».

Al Parlamento, ha concluso, spetta ora il compito di perfezionare il testo definendo i punti non chiari. Se ciò non avverrà, la Commissione sarà responsabile di una proposta non settoriale, «quasi impossibile da definire», invece che di una proposta globale complessiva relativa al brevetto nel suo complesso, «in grado di soddisfare le piccole e le grandi imprese».

Vittorio PRODI (ALDE/ADLE, IT), considerando che i brevetti «sono una componente importante del progresso tecnologico», ha sottolineato che «l'inventore possiede il monopolio temporaneo dello sfruttamento dell'invenzione, mentre la società beneficia dell'aumento della conoscenza derivante dalla piena manifestazione - full diclosure - del contenuto del brevetto e quindi della base per un ulteriore progresso».

Il deputato ritiene quindi opportuno analizzare come alcuni brevetti sono presentati, perchè ha l'impressione «di assistere ad una crescente tendenza alla genericità dei brevetti, proprio per mantenere i reclami (claims) quanto più ampi possibile», che «gli uffici legali abbiano preso il sopravvento e che il perdente in questo gioco sia la società nel suo insieme». Ciò vale, in particolare, per i software, in quanto tanti brevetti concessi «non sono altro che una descrizione vaga di un processo logico».

Al riguardo, il deputato ha sottolineato che la protezione del diritto d'autore - il copyright - è sufficiente e, appoggiando gli emendamenti del collega Rocard, ha precisato che a suo parere il periodo di protezione potrebbe essere abbreviato. Tuttavia, se l'inventore mira a una protezione più forte, come quella brevettuale, «non potrà derogare da una manifestazione completa dell'invenzione e dovrà fare di questa la base vincolante per i reclami». Ciò anche per limitare la possibilità dell'incertezza giuridica.

Pertanto, secondo il deputato, il Parlamento deve esercitare «un ruolo più incisivo nel quadro del rafforzamento dell'Unione, anche mediante la definizione di una posizione comune nei riguardi dell'Ufficio brevetti europeo». Concludendo, si è quindi detto favorevole a una riforma che semplifichi le procedure, «anche con l'adozione di una lingua unica, ovvero l'inglese, attraverso regole che permettano anche alle piccole e medie imprese di utilizzare questo strumento basilare».

Vittorio AGNOLETTO (GUE/NGL, IT) ha constatato che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, nell'articolo 2, è stata inserita una modifica «per consentire che la tutela brevettuale comprenda anche il software contenuto in uno strumento tecnico». Questo, a suo dire, «rappresenta la porta d'accesso alla brevettabilità del software».

Ciò, ha aggiunto, è come se venisse brevettata la scala pentatonica, «per cui, improvvisamente, buona parte della musica blues violerebbe tale brevetto e tutti gli autori dovrebbero pagare royalties a chi lo avesse registrato».

In proposito, ha sottolineato che già sono stati richiesti brevetti per idee non nuove, quali il clic del mouse per svolgere un'azione oppure l'operatore di diseguaglianza nel codice sorgente, e per altre «idee banali che oggi vengono utilizzate praticamente in tutti i software in circolazione».

Il deputato considera in seguito le «enormi conseguenze, soprattutto di carattere economico» che avrebbero luogo qualora l'interoperabilità dovesse essere bloccata da brevetti su programmi ed «il consumatore fosse spinto ad acquistare e ad utilizzare sempre e solo prodotti della stessa azienda».

A suo parere, invece, «nessuna azienda deve poter costruire un monopolio tramite software brevettati», in quanto una piccola impresa dovrebbe sostenere «spese enormi», sia per non commettere alcuna violazione di brevetto, sia per difendere in tribunale le proprie realizzazioni. La concorrenza, infatti, «non sarebbe quindi più solo una questione di mercato, ma diventerebbe anche una questione legale».

Il deputato ha poi sottolineato come tanti istituti di ricerca universitari e ospedalieri, grazie all'assenza di questa direttiva, possano oggi condurre ricerche risparmiando sul software perché usano programmi ideati da loro stessi, e quindi gratuiti, o software alternativi con costi molto inferiori a Microsoft.

Senza i brevetti sul software, ha quindi concluso, «l'Europa potrebbe mantenere bassi i costi, stimolare l'innovazione, migliorare la sicurezza e creare posti di lavoro».

Marco PANNELLA (ALDE/ADLE, IT) ha ricordato che, sin dalla scorsa legislatura, «in qualità di deputati radicali», lui e i suoi colleghi, in particolare Marco Cappato, si erano impegnati su questo tema e, pertanto, ha affermato di avere «ben chiara la posizione del Parlamento che non è stata accettata».

Oggi, ha proseguito, si discute nuovamente in una situazione in cui, «dall'estrema destra e dall'estrema sinistra» del Parlamento, vi sono interventi - da lui apprezzati in quanto «liberale» - in difesa del mercato. Un mercato che, a suo parere, è «minacciato e inquinato dalla giungla dell'esercito burocratico che, al seguito dei grandi gruppi monopolistici e oligopolistici, si vede pronto ad impedire, con il linguaggio del potere burocratico giuridico, l'esercizio della libertà di invenzione e della libertà di mercato».

Se domani saranno votati gli emendamenti dell'onorevole Rocard, ha aggiunto spiegando che si tratta degli stessi da lui presentati insieme ad altri cinquanta colleghi, tra cui Emma Bonino, «avremo una strategia e una possibilità vincente». In caso contrario, ha invece ammonito, la procedura di conciliazione «non dovrà più fare i conti solo con il mancato voto favorevole alla direttiva della Spagna, dell'Austria, del Belgio e dell'Italia, come nel maggio 2004». Il deputato ha quindi concluso dicendosi sicuro che si riuscirà «a far cambiare nella direzione liberale e del diritto le posizioni della Commissione e del Consiglio».

Per Patrizia TOIA (ALDE/ADLE, IT), le piccole e medie imprese ed i giovani, in questo momento, chiedono alle Istituzioni europee «di avere la capacità di disegnare una strategia più aperta e più flessibile su un tema così importante per lo sviluppo non solo dell'economia, ma anche della società».

Si tratta, ha aggiunto, «di due mondi importanti per l'Europa e per il suo futuro». Sulle piccole e medie imprese, la deputata ha detto di condividere quanto già affermato da alcuni colleghi, in merito alla richiesta di maggiore flessibilità per evitare un irrigidimento della direttiva sulla brevettabilità, «che potrebbe costituire un ostacolo» per la loro attività, «diventando un'arma anticompetitiva per il loro sviluppo».

Poi, ponendo l'accento sulle aspettative dei giovani, ha sottolineato come raramente si sia vista una tale mobilitazione da parte loro sui lavori del Parlamento. Si tratta, ha spiegato, di giovani, di movimenti, di associazioni, «che usano i software non solo per comunicare e per imparare, ma anche come attività, come lavoro indipendente, per mille usi a metà tra il volontariato e le nuove professioni gestite in maniera indipendente, e che sono tanto importanti anche per lo sviluppo di una società con un'organizzazione economica più aperta e più legata alla capacità dei giovani di organizzarsi».

Oggi, ha quindi affermato, «abbiamo l'occasione - e spero che il Parlamento non la sprechi - di essere davvero vicino a queste istanze dei giovani che ci hanno cercato, che hanno parlato in modo impressionante per la quantità dei movimenti che si sono espressi», e il Parlamento non deve deluderli. Per questo motivo, la deputata ha detto di sostenere gli emendamenti presentati da Rocard, Duff e da altri colleghi, «al fine di dare maggiore certezza e chiarezza alla posizione comune dell'Europa».

Infatti, ha spiegato, occorre garantire la coerenza su due punti. In primo luogo, nel sostenere che il software non è brevettabile, «bisognerà fare attenzione a non estendere il campo d'applicazione, poiché in questo modo rischieremmo di cadere in contraddizione». In secondo luogo, è importante garantire la tutela del brevetto «senza che questa costituisca però, una limitazione, una concentrazione di controllo nelle mani di pochi, in quanto questo ostacolerebbe sviluppo e l'innovazione dell'Europa»."

06.07.2005 Spataro
EuroParlamento


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