Non è un tema nuovo, e soprattutto il gdpr non c'entra nulla perchè la cookie law è niente altro che la direttiva eprivacy che, per ora, è uguale.
Allora di cosa si discute ?
Nel 2015 si iniziò ad affrontare il tema profilazione e cookies. Problema risolto con i tanti adblock (Quelli che a loro volta non intercettano la navigazione per rivendere i dati di traffico.
Allora si disse: il consenso non si presume. Va espresso. E va espresso con un comportamento attivo. Il checkbox già spuntato non va bene, deve essere libero.
Chiunque utilizzi il computer sa che una pagina si può scrollare. Con i tasti freccia o con il mouse. si può anche fare un pinch and zoom, per leggere meglio.
L'interattività facilità per la lettura è una espressione di consenso ?
Pensiamo alle licenze a strappo. Se strappi accetti le condizioni. Non se maneggi, cerchi le condizioni, leggi. Se strappi la confenzione e le le condizioni d'uso sono leggibili senza strappare, naturalmente.
Il consenso è una cosa chiarissima. E' una espressione di volonta', non una qualsiasi interazione. Deve essere una specifica interazione, che in modo inequivoco esprima una volontà di accettare le condizioni.
IAB estende la nozione dicendo che se scrolli la pagina hai già accettato di usare l'intero sito così come offerto. E' una tesi che sottolinea come una pagina alterata da un adblocker è una violazione del copyright.
Certo. Voglio vedere cosa c'è scritto, voglio leggere, quindi accetto. Come no. Sempre.
Quanti di noi scrollano subito per capire cosa c'è scritto ? Quanti banner in alto disturbano la lettura di una pagina, imponendo praticamente sempre di scrollare la pagina ?
Questa tesi non è mia ma del wp29, ora edpb. Dice espressamente che lo scroll non è inequivoco.
La situazione attuale è che il Garante italiano accetta lo scroll, l'Europa no. IAB non può non dirlo ai suoi iscritti. (AGGIORNAMENTO: dal 2021 finalmente no)
Perchè invece io insisto tanto sul punto ?
Perchè ho già visto sciocchi dichiarare la conclusione di un contratto sulla base di uno scroll. Per fortuna il testo unico al consumo è molto più semplice e chiaro, ma i furbi ci sono.
Soprattutto non deve passare l'idea che un consenso tacito o per fatti concludenti diventi un consenso per fatti, e non fatti concludenti.
Perchè minerebbe ogni interfaccia utente. Pensate alla possibilità di dare un ok per distrazione. Oppure a tutte quelle tecniche ben note ai pubblicitari dei primi tempi di intercettare un click tramite un div trasparente. No. Non è così che si fa comunicazione commerciale fair.
In gioco c'è il monitoraggio degli utenti sistematico, senza consenso.
Entri in un centro commerciale ? Posso controllare dove guardi, cosa tocchi e ti propongo altri capi simili, senza chiederti il consenso.
Non è certo qualità di dati, ma vendere big data tutti da riqualificare.
Aggiornamento: lo scrivevo nel 2018, esausto dal doverlo ripetere continuamente.