Il caso semplice: un motore indicizza contenuti anche illeciti secondo i titolari dei diritti d'autore.
Costoro ritengono di poter dire al motore di cancellare tutto quello che verrà indicizzato e li riguarda.
Il motore resiste e dice: no, mi devi contestare tu cosa è illecito, non io fare il tuo lavoro.
Il secondo grado dà ragione al motore di ricerca: non c'è un dovere di controllo dei contenuti, ma di rispondere a contestazioni specifiche si'.
Il problema è che dal punto di vista di imprenditori è una cosa che si può risolvere collaborando, ma se una delle parti pretende di imporre un dovere di controllo a chi non ce l'ha, perde.
E' nella direttiva europea ecommerce, che da anni ricordo, così come da anni ricordo il diritto all'interoperabilità dei dati tramite direttiva software.
Complimenti a Saverio Ligi che lo segnala da Stanford.