Ipad bello, Ipad per tutti: un mito finisce in fretta. L'ipad si e' dimostrato non essere di massa, a contrario dell'iphone.
Ora ci parlano di newspass, lo strumento di Google per vendere i contenuti online.
NEWSPASS: Cos'e' ?
Pensate di essere un editore, di avere tanti contenuti da vendere, e tutti li vogliono gratis.
Ipad prima, Murdoch ora, Google domani vogliono far credere che i consumatori di internet sono come quelli tradizionali, disposti a pagare di piu' per quello che gia' hanno.
Sul web e' noto che moltissimi portali vivono di pubblicita' e dall'indicizzazione di Google. Da domani dipenderanno anche dai soldi che Google dara' loro per gli incassi da vendita dei contenuti.
INDIPENDENZA
Se dicessero all'artigiano: fai i vasi, non aprire il laboratorio al pubblico, io decido quando far conoscere i tuoi vasi, come venderli, come proporli, come pagarli e decido quando pagarlo, come lo chiameremmo ? Ci sono tanti termini per dirlo, io mi limito a mancanza di concorrenza.
Ora Google parla di vendere i contenuti degli editori.
Mi dispiace, ma questo e' un tema da antitrust. Google non puo' direzionare le persone con il motore di ricerca, guadagnare dalla pubblicita' sui contenuti gratuiti, guadagnare sulle vendite online. Non sono compartimenti stagni, e' la stessa azienda che puo' spostare a piacimento e senza controllo i contenuti, chi e' piu' interessante secondo lei, e chi guadagnare di piu'.
Finche' Google era solo un ente in grado di segnalare quello che c'e' online, pochi problemi. Ora che si mette a vendere alcuni contenuti entra in concorrenza con tutti coloro che in rete ci sono gia'.
Zambardino, al link indicato, spiega che newspass aumenta la concorrenza rispetto allo store di Apple.
Sta di fatto che l'accesso alla carta di credito e' libero a tutti alle stesse condizioni.
L'accesso a questi store non e' libero. A Paypal e' libero, a questi store, no.
Per un semplice motivo: non si limitano a fare da intermediari per i pagamenti: sono anche in grado di dirigere le vendite tramite i numerosi altri servizi che offrono.
Ma se anche Zambardino (v. link in basso) non si accorge che non e' maggiore concorrenza, ma solo un numero maggiore di offerte monopolistiche, allora c'e' ancora molto da riflettere sui modelli di business.
Ipotizziamo che l'accesso allo store di Google sia libero. Riusciremo a vendere i nostri contenuti alle stesse condzioni degli altri ?