DECRETO TV: AIIP, ISTITUITO IL GRANDE FRATELLO DI STATO
Il Decreto legislativo approvato ieri dal Consiglio dei Ministri come recepimento della Direttiva 2007/65/CE, va ben oltre il testo comunitario ed istituisce il primo Grande Fratello di Stato (senza che l'Europa lo abbia previsto)
[Roma] 2 marzo 2010 - L’Associazione Italiana Internet Provider (AIIP) esprime sconcerto e preoccupazione a seguito della pubblicazione su organi di stampa del testo del Decreto di recepimento della direttiva 2007/65/CE, come sarebbe stato approvato dal Consiglio dei Ministri.
Il decreto legislativo prevede infatti che l'Autorità per le Comunicazioni può imporre agli operatori di accesso e internet provider di adottare misure tecniche per proteggere i diritti delle emittenti televisive, come ad esempio il filtraggio dell'accesso alla rete, l'oscuramento di siti e il blocco di servizi.
In questo modo, si sottraggono pericolosamente tali attività al controllo della magistratura civile e penale, trasformando di fatto i provider in sceriffi della rete e violando la vita privata di tutti i cittadini, innanzi tutto di quelli che rispettano la legge.
Questo, purtroppo, è solo uno dei numerosi difetti del provvedimento che si tradurranno, a breve, in danni concreti per i diritti della persona e la libertà di impresa.
Le modifiche introdotte non rispecchiano, se non in parte, le indicazioni delle Commissioni Parlamentari e il risultato è che il testo è ancora in molti punti diverso dalla originaria Direttiva Servizi Media Audiovisivi che vorrebbe attuare.
Benchè i siti privati, i siti non commerciali, i blog e i quotidiani online non debbano più formalmente sottostare alle norme del Decreto, AIIP ha la sensazione che vi sia stato un “giro di vite” sulla possibilità di offrire legittimamente accesso ad Internet e servizi del web 2.0 in Italia.
Il Decreto sembra istituire un regime di controllo per cui sia l’Internet Provider che il Service Provider sono potenziali responsabili editoriali, persino per le violazioni del diritto d’autore compiute da terzi tramite audiovisivi.
Manca completamente ogni riferimento ai basilari principi della Direttiva Commercio Elettronico, che, nel testo comunitario dei Servizi Media, sono richiamati molte volte. Sono i principi alla base del funzionamento di Internet. Prevedono che chi fornisce l’accesso e si limita a trasportare i “pacchetti dati” non è responsabile del contenuto. La loro mancata menzione, unita ad un’ambigua stesura delle norme, comporta che non è certo che il fornitore del solo trasporto sarà esente da responsabilità per il servizio media trasportato e, inoltre, non è certo che il contenuto di terzi non sarà responsabilità della piattaforma ospitante.
La conseguenza prevedibile sarà che ogni impresa dovrà istituire controlli e censure e, comunque, ridurre le possibilità di violare le norme alla base. Si tratta di gravissime violazioni della disciplina comunitaria.
Inoltre, riferimenti alla disciplina del diritto d’autore sul web introdotti dal Decreto non sono previsti a livello comunitario in nessuna direttiva ed aggravano questa sensazione di “giro di vite” sulla libertà di fare impresa sul web.
Se questo sarà il regime giuridico dell’accesso ad Internet e del “web 2.0 italiano” in Italia, non solo si ridurrà di molto il mercato dei servizi web 2.0 basati su audiovisivo a tutto beneficio degli Stati che avranno dato corretta attuazione alla Direttiva, ma si pongono i presupposti per vanificare il diritto costituzionale di utilizzare internet per manifestare liberamente il proprio pensiero.