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Editoria 25.07.2008    Pdf    Appunta    Letti    Post successivo  

Finanziaria 2009: le testate editoriali dovranno stare alle regole del mercato: fine dei contributi

Ridotti drasticamente.
Spataro

 

Indice generato dai software di IusOnDemand
su studi di legal design e analisi testuali e statistiche

Q

Queste le considerazioni che sentiremo nei prossimi mesi.

Tuttavia si deve ricordare che ogni anno i contributi potevano aumentare, senza prevedibilità per il bilancio dello Stato.

Ora, fissato un tetto, i soldi andranno divisi e non aumenteranno.

Hanno l'iva agevolata, ricevono soldi dallo Stato, e dicono di non starci dentro.

Noi siamo online, abbiamo l'iva al 20%, e non prendiamo agevolazioni, ma cresciamo quanto il mercato ci permette di fare.

"EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, questo ordine del giorno ha come oggetto il tema dell'editoria... se cortesemente il rappresentante del Governo, visto che ce ne è uno solo, ascolta, altrimenti non vado avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dicevo che è un ordine del giorno che affronta il tema dell'editoria e della sua mancata riforma, per l'ennesima volta. Mentre nel provvedimento in esame ci sono riforme a colpi di decreto (basta un articolo per modificare le norme sull'università o sulla scuola) nel caso dell'editoria, settore che richiederebbe una riforma profonda e su cui da molto tempo e in modo anche unitario le maggioranze e le opposizioni che si sono succedute si sono adoperate, invece di ragionare su una riforma seria del comparto si procede all'ennesimo taglio.


Il problema è molto serio. Infatti, non si tratta soltanto di un taglio finanziario, ma di mettere molte testate nell'impossibilità di poter continuare ad esistere. Con il decreto che regola l'ICI per il 2010 è stata prevista, per il settore dell'editoria, una riduzione di 26 milioni di euro. Nel provvedimento in esame è prevista l'eliminazione dei contributi diretti all'editoria e una decurtazione alla missione «Comunicazioni» di 80 milioni di euro per l'anno 2009, 95 milioni 945 mila euro per l'anno 2010, 169 milioni 352 mila euro per l'anno 2011, rispetto a un fabbisogno di circa 600 milioni di euro. I suddetti interventi riducono i fondi del 25 per cento, portando il totale degli stanziamenti a 414 milioni di euro per il 2008, 307 per il 2009 e 266 per il 2010. Queste sono considerazioni che non è che fa l'opposizione perché si è svegliata una mattina, ma sono le considerazioni svolte anche dal nuovo presidentePag. 13della FIEG in un'intervista apparsa su un noto giornale economico nazionale in cui esprime profonda preoccupazione per il futuro di questo settore.


Sottosegretario Vegas, lei non ha avuto occasione di discutere con noi in Commissione cultura perché non è la sua materia di competenza, ma l'onorevole Bonaiuti si è presentato raccontandoci una meravigliosa riforma dalle sorti progressive e indimenticabili, fondata sulla multimedialità, su un equilibrio delle risorse pubblicitarie, sullo sviluppo del settore.


Di tutto questo non può esservi traccia perché senza finanziamenti, come è noto, non è possibile produrre nessuna riforma. Quindi, la richiesta che facciamo con questo ordine del giorno è di valutare, invece di tagliare i contributi diretti che sono un diritto soggettivo e quindi un fondamento importante del pluralismo dell'informazione nel nostro Paese, di procedere con una riforma del settore che sia in grado di sostenere l'equilibrio pubblicitario oggi totalmente nelle mani delle televisioni.


Quindi, se le risorse pubblicitarie stanno solo da una parte, non si può certo ragionare di multimedialità o di una riforma che consideri nuovi criteri di trasparenza nella distribuzione dei contributi, che non sostenga esclusivamente le grandi testate, che sia in grado di sostenere quell'insieme di informazione che nel nostro Paese è oramai l'unico strumento per raccontare quanto accade in Italia. Quindi, è un punto che riguarda la democrazia, non solo un aggiustamento finanziario."

Prima di lei 

PRESIDENTE. L'onorevole Levi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1386/268.

RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, l'articolo 15 del provvedimento in esame, cui si riferisce l'ordine del giorno che sto illustrando, solo apparentemente ha una natura tecnica. Si tratta delle modalità per l'adozione dei libri di testo. In realtà al di sotto di questa problematica risiede una questione molto delicata. Il Governo muove da due obiettivi condivisibili. Da un lato vi è l'obiettivo primo di ridurre la spesa in capo agli studenti... con la speranza che il rappresentante del Governo riesca ad ascoltarmi.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Ci provo.

RICARDO FRANCO LEVI. Lo ripeto, il primo obiettivo è la riduzione della spesa in capo agli studenti e alle loro famiglie e il secondo è contribuire all'introduzione delle nuove tecnologie nella scuola. Nel fare questo però il Governo dimentica o tralascia alcuni elementi di base di economia domestica e di economia delle imprese. Si ipotizza che lo strumento essenziale sia quello della produzione di libri scaricabili da Internet, nella prospettiva a valle che gli studenti e le loro famiglie possano scaricare da Internet i loro libri e stamparli a casa, evitando così di acquistarli.
Tutto ciò tralascia elementi base di economia domestica, perché stampare un libro con una fotocopiatrice costa di più di quanto corrisponda al prezzo d'acquisto del libro. Viola inoltre elementi di base del diritto d'autore e disconosce anche gli elementi di base dell'economia delle imprese, perché immaginare che il prezzo di vendita dei libri possa rimanere inalterato se gli editori perdono una quota importante delle loro vendite a favore di uno scarico gratuito non è evidentemente irrealistico. Al di sotto di tutto questo però vi è una grande preoccupazione: che introdurre le nuove tecnologie nella scuolaPag. 5in questo modo, di fatto affidandosi alle dotazioni informatiche degli studenti e delle famiglie, non faccia che accrescere quella divisione di accesso alle nuove tecnologie, il digital divide, per dirlo in termini più attuali (anche se c'è un refuso nel testo del fascicolo degli ordini del giorno per cui è diventato «migital divide» che non si capisce bene cosa voglia dire). Tutto questo lascia grandi preoccupazioni sugli effetti concreti di questa norma e sulle conseguenze in termini di parità di accesso dei nostri giovani all'istruzione.
Tra l'altro è in parte una sorpresa che ciò avvenga, perché durante la discussione presso la V Commissione (Bilancio) il Governo aveva sottoscritto e presentato un emendamento che si faceva carico di queste preoccupazioni e che risolveva il problema. Purtroppo, per una qualche disattenzione - e non posso immaginare che sia stato altro che così - questo emendamento del Governo è andato perduto.
Per questo motivo, ora, chiedo al Governo di prendere in considerazione l'ordine del giorno n. 9/1386/268 da me presentato, che invita, nell'applicazione della norma, ad attribuire margini di autonomia ai docenti nelle loro adozioni, per poter eventualmente riconoscere il valore di strumenti anche preesistenti e diversi. Lo stesso ordine del giorno invita, inoltre, il Governo ad attivare misure e strumenti che consentono di porre i nostri ragazzi, nella scuola, su un piano di parità per quanto riguarda l'accesso alle tecnologie...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Levi.

RICARDO FRANCO LEVI. Invita, infine, il Governo, in sede di attuazione della norma, a riconoscere il problema dei diritti d'autore e anche ad offrire spazi di manovra agli editori nella produzione dei libri.

 

25.07.2008 Spataro
Camera


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