Su Time uno specchio campeggia in copertina: la rivoluzione e' il web 2.0, la partecipazione attiva alla democrazia da parte di chiunque, come ai tempi della democrazia ateniense.
Li' era l'agora', oggi e' il web.
In Italia google video, nella persone degli amministratori, indagato per omesso controllo sui video.
Abbiamo ascoltato con interesse una tesi a favore del controllo sabato a Torino. In effetti due sono le tesi.
1) prima o poi si accetterà la logica tradizionale anche al web: e tutte queste distinzioni sulla libertà di parola scompariranno
2) come l'ospedale risponde dell'infermiera, anche il sito web deve rispondere dei contenuti.
Davanti alla prima abbiamo rilevato una posizione che, pur riconoscendo la partecipazione del web, non le da' valore giuridico autonomo, inquadrandola in logiche commerciale di media televisivo che solo superficialmente possono coincidere.
Davanti alla seconda rileviamo che il gestore di un sito web e' fornitore di servizi, non e' un'azienda che paga i propri dipendenti e risponde del loro operato.
La distinzione giuridica e' importantissima: se un'azienda risponde della propria organizzazione, non puo' rispondere semplicemente della condotta pessima del cliente.
Una auto senza difetti che ha un incidente e' evidentemente non fonte di responsabilità per l'azienda, ma solo per il conducente.
Perche' nel web si dovrebbe indagare il signor Parker solo perche' con una sua penna e' stata scritta una lettera ingiuriosa ?
Il giornale che la sceglie e la pubblica sara' chiamato a rispondere. Il foglio di carta che ha ospitato la lettera non causa responsabilità per il fabbricante di carta che fornisce la carta al cliente.
E, aggiungiamo, avete mai visto un fornitore di carta che scrive: vietato usarla per scopi illeciti ?
Spataro