La domanda del lettore è pertinente. Si pensa spesso al software come a beni materiali come il pane, ad esempio. Acquistato il pane, possiamo farne quello che vogliamo. E' nostro. Il software non si acquista. Se incarichiamo un programmatore di realizzare un software con determinate specifiche tecniche che diamo noi stessi per la nostra azienda, il programma di norma è dell'azienda. Se lo lasciamo libero completamente potrebbero esserci discussioni, se non lo prevediamo contrattualmente. In ogni caso la spesa per un software paga una licenza, non l'acquisto del programma. Significa che l'autore, proprietario, lo dà a noi, e ad altri, in uso non esclusivo. L'autore, proprietario, o comunque chi dispone dei diritti di sfruttamento commerciale, è libero. Chi vende il pane deve cedermelo completamente. Senza se. Chi concede l'uso di un programma può imporre una data, dei limiti, modalità particolari. Anche una scadenza nel tempo. L'imposizione si ha tramite licenza. Tramite contratto. Come ogni contratto, anche la licenza può essere discussa. Di recente il Tribunale di *+Bolzano*- ha riconosciuto non esserci reato se si tratta semplicemente di un tema riguardante le clausole di una licenza. Una licenza che preveda condizioni d'uso restrittive puo', in quella parte, essere dichiarata nulla. Conseguentemente vi può essere reato solo ove vi sia consapevolezza che la licenza è valida e che ho voluto comunque violarla. Prova diabolica, come si suol dire.
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