Se la comunicazione online, quella commerciale e non, rispettasse almeno i principio della comunicazione pubblicitaria commerciale, non avremmo certi problemi.

Chiariamo.

Facebook, Twitter e tanti altri hanno cosi' tanti contenuti che devono scegliere come mostrarli. Il criterio cronologico inverso non sembra sufficientemente utile, secondo questi operatori.

Cosi' insistono per mostrare di piu' quello che secondo i loro utenti e secondo loro merita essere mostrato maggiormente.

Per ottenere il risultato ci vogliono algoritmi che operano su dati testati.

Google ha avuto i suoi problemi con le autorita' antitrust negli USA e in Europa perche' comunque puo' discrezionalmente ridurre o aumentare la portata di un sito.

Lo shadow banning e' una riduzione di visibilita' di un sito, di una persona, di qualcosa, senza che questo venga spiegato (nell'ombra).

In realta' i criteri di posizionamento (SEO) non sono mai abbastanza spiegati in modo che solo determinate agenzie possano, a stretto contatto con Google, migliorare la posizione piu' efficacemente su Google, Youtube, Instagram, Facebook, Twitter e Wikipedia. Magari all'insaputa degli interessati, non si puo' sapere.

A lamentarsene sono in tanti. La mancanza di trasparenza e' persino giustificata dalla liberta' di parola.

Se pero' si applicassero (come si applicano) i principi della comunicazione corretta (Veritiera, non ingannevole, trasparente, non screditante) allora si potrebbero imporre comportamenti corretti che, nel caso di operatori dominanti, sono in grado di influenzare il mercato e persino le politiche oltre che le idee di un paese.

Insomma: quando mettete "segui" su Facebook, e' Facebook che decide se e quando farvi vedere la novita'. Non quando qualcuno la posta.

E' un problema da risolvere che peggiora molto velocemente.