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Update War

Questa volta creo un neologismo, non esiste ancora un termine per indicare il fenomeno: per me l'update ware e' quella pratica di inviare forzosamente update non solo di sicurezza ma anche con nuove funzionalita', omettendo o disinformando su tutte le novita' funzionali aggiunte.

Non esiste una parola per un fenomeno ormai troppo diffuso: l'installazione obbligatoria di aggiornamenti. La propongo io: update war, guerra degli aggiornamenti.

Stiamo parlando di aggiornamenti di sicurezza ma anche di altro tipo.

Chi di noi sa cosa fa un aggiornamento ? Quasi nessuno. Quelli di windows e degli altri sistemi operativi hanno descrizioni standard simili alle leggi italiane, con codici da copiare (o trascrivere) e cercare su internet, per avere descrizioni tecniche che nulla spiegano all'utente finale, ma neanche a chi un po' ne sa, senza essere esperto. Con le dovute eccezioni.

Negli smartphone gli aggiornamenti automatici vengono bloccati quando cercano di accedere a nuovi permessi per i quali non e' ancora stato dato il consenso. La domanda e' pero' sibillina: vuoi gli aggiornamenti disponibili ? (e ci si chiede perche' non siano stati installati insieme agli altri gia' aggiornati: il motivo e' che rispondendo si', si accettano anche i nuovi permessi).

A volte e' possibile rispondere si', dopo, non rispondere (ma subire la ripetizione della domanda) senza poter dire: no.

Non e' un modo corretto di gestire le obbligazioni contrattuali, in molti casi.

Alcuni programmi di update:

  • non si possono rimuovere
  • sono installati come servizi di sistema
  • non si trovano tra i programmi, ne' tra i servizi, ne' tra le operazioni pianificate, ma partono ugualmente
  • di alcuni non viene data informativa, ma diffondono dati.
  • alcuni aggiornamenti non possono essere disinstallati con facilita' e tornare alla versione precedente.

Nel podcast parliamo della telemetria di windows, di dropbox update, dell'update di google, di skype e di adobe

L'update war (guerra degli update) e' quindi quella pratica di inviare forzosamente update non solo di sicurezza ma anche con nuove funzionalita', omettendo o disinformando su tutte le novita' funzionali aggiunte.

Per forzosamente intendo dire sia obbligatoriamente (altrimenti il software non funzionera') sia rendendo piu' difficile il rispondere no piuttosto che si'; sia anche non il informare completamente delle novita' sostanziali.

Sarebbe doveroso inoltre tenere una cronologia anche sintetica degli aggiornamenti, cosi' come e' uso da sempre per il software open source e non solo, con le principali novità in aggiunta o in rimozione.

La tutela legale gia' esiste: ogni software le cui funzionalita' non sono conosciute e sono dannose rientra nella definizione di virus informatico. E' un quindi un reato penale. Altre volte invece si resta nell'illecito contrattuale, da interpretarsi sia con il testo unico al consumo che con le norme sull'esecuzione in buona fede. In ogni caso e' una materia che riguarda non solo l'Agcm per le clausole vessatorie e la comunicazione online, sia l'IAP della pubblicita' per comunicazione ingannevole.

Non parliamo poi dei servizi online, le cui funzionalita' possono cambiare ancora piu' facilmente.

Intendiamoci: gli aggiornamenti sono un servizio utile, importante e talvolta doveroso per l'azienda prodottrice del software. Ma non sempre.

Trovo folle l'impossibilita' di disabilitare gli aggiornamenti automatici in modo separato, ma persino di chiedere "vuoi subito o dopo" quando la mia risposta e' invece no. E' impensabile gestire i clienti cosi' senza contare su un livello culturale inferiore e una posizione dominante sul mercato. Il terreno delle class action nasce sempre spuntato.

Ricordiamo che anche solo controllare la disponibilita' di un update consente potenzialmente all'azienda di sapere che abbiamo acceso un computer, da dove e con quale ip.

Il problema e' che manca ancora una sensibilita' diffusa.

Lo stesso Tim Berners Lee e altri sottolineano che e' il momento di opporsi a pratiche immorali di aziende e governi.

Nel passato esistevano programmi che "coprivano" l'installazione di veri e propri programmi autonomi, esterni, malware, che raccoglievano dati e profilavano gli utenti.

Di solito la rete si e' costruita i propri anticorpi. Oggi pero' molte di queste attivita' sono svolte da operatori dominanti.

Insomma: una volta non si pensava nemmeno agli aggiornamenti automatici. Si mandava una email per dire che si correggeva qualcosa e si proponevano le informazioni per aggiornare.

Oggi questo antico uso di correttezza commerciale ed esecuzione in buona fede dei contratti sembra sorpassato dal comportamento di alcuni operatori dominanti.

Pratica rilevante anche ai fini della concorrenza quando le nuove funzioni installate sono gia' offerte da altri operatori che, a quel punto, perdono mercato.

Spataro

08.04.2016 https://



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  • 92140
  • 2016-04-08
  • Update War
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  • Non esiste una parola per un fenomeno ormai troppo diffuso: l'installazione obbligatoria di aggiornamenti. La propongo io: update war, guerra degli aggiornamenti.

    Stiamo parlando di aggiornamenti di sicurezza ma anche di altro tipo.

    Chi di noi sa cosa fa un aggiornamento ? Quasi nessuno. Quelli di windows e degli altri sistemi operativi hanno descrizioni standard simili alle leggi italiane, con codici da copiare (o trascrivere) e cercare su internet, per avere descrizioni tecniche che nulla spiegano all'utente finale, ma neanche a chi un po' ne sa, senza essere esperto. Con le dovute eccezioni.

    Negli smartphone gli aggiornamenti automatici vengono bloccati quando cercano di accedere a nuovi permessi per i quali non e' ancora stato dato il consenso. La domanda e' pero' sibillina: vuoi gli aggiornamenti disponibili ? (e ci si chiede perche' non siano stati installati insieme agli altri gia' aggiornati: il motivo e' che rispondendo si', si accettano anche i nuovi permessi).

    A volte e' possibile rispondere si', dopo, non rispondere (ma subire la ripetizione della domanda) senza poter dire: no.

    Non e' un modo corretto di gestire le obbligazioni contrattuali, in molti casi.

    Alcuni programmi di update:

    Nel podcast parliamo della telemetria di windows, di dropbox update, dell'update di google, di skype e di adobe

    L'update war (guerra degli update) e' quindi quella pratica di inviare forzosamente update non solo di sicurezza ma anche con nuove funzionalita', omettendo o disinformando su tutte le novita' funzionali aggiunte.

    Per forzosamente intendo dire sia obbligatoriamente (altrimenti il software non funzionera') sia rendendo piu' difficile il rispondere no piuttosto che si'; sia anche non il informare completamente delle novita' sostanziali.

    Sarebbe doveroso inoltre tenere una cronologia anche sintetica degli aggiornamenti, cosi' come e' uso da sempre per il software open source e non solo, con le principali novità in aggiunta o in rimozione.

    La tutela legale gia' esiste: ogni software le cui funzionalita' non sono conosciute e sono dannose rientra nella definizione di virus informatico. E' un quindi un reato penale. Altre volte invece si resta nell'illecito contrattuale, da interpretarsi sia con il testo unico al consumo che con le norme sull'esecuzione in buona fede. In ogni caso e' una materia che riguarda non solo l'Agcm per le clausole vessatorie e la comunicazione online, sia l'IAP della pubblicita' per comunicazione ingannevole.

    Non parliamo poi dei servizi online, le cui funzionalita' possono cambiare ancora piu' facilmente.

    Intendiamoci: gli aggiornamenti sono un servizio utile, importante e talvolta doveroso per l'azienda prodottrice del software. Ma non sempre.

    Trovo folle l'impossibilita' di disabilitare gli aggiornamenti automatici in modo separato, ma persino di chiedere "vuoi subito o dopo" quando la mia risposta e' invece no. E' impensabile gestire i clienti cosi' senza contare su un livello culturale inferiore e una posizione dominante sul mercato. Il terreno delle class action nasce sempre spuntato.

    Ricordiamo che anche solo controllare la disponibilita' di un update consente potenzialmente all'azienda di sapere che abbiamo acceso un computer, da dove e con quale ip.

    Il problema e' che manca ancora una sensibilita' diffusa.

    Lo stesso Tim Berners Lee e altri sottolineano che e' il momento di opporsi a pratiche immorali di aziende e governi.

    Nel passato esistevano programmi che "coprivano" l'installazione di veri e propri programmi autonomi, esterni, malware, che raccoglievano dati e profilavano gli utenti.

    Di solito la rete si e' costruita i propri anticorpi. Oggi pero' molte di queste attivita' sono svolte da operatori dominanti.

    Insomma: una volta non si pensava nemmeno agli aggiornamenti automatici. Si mandava una email per dire che si correggeva qualcosa e si proponevano le informazioni per aggiornare.

    Oggi questo antico uso di correttezza commerciale ed esecuzione in buona fede dei contratti sembra sorpassato dal comportamento di alcuni operatori dominanti.

    Pratica rilevante anche ai fini della concorrenza quando le nuove funzioni installate sono gia' offerte da altri operatori che, a quel punto, perdono mercato.

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  • spataro
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  • dizionario,software,update,virus,reati informatici,posizione dominante, pubblicita' ingannevole, marketing,profilazione
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