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API

Ne ho parlato spesso, ma mai definite

Interoperabilita'. Questa e' la parola piu' importante.

Ho un servizio online con dati e strumenti.

Altri vorrebbero usare i miei dati e i miei strumenti per fare altri prodotto collegati.

Creo un servizio informatico che possa dialogare con altri servizi informatici, dopo identificazione, per condividere ed essere interoperabile

Perche' dovrei farlo ?

  • per vedere quali altre idee di business si possono sviluppare attorno al mio attuale, ed eventualmente assorbire i terzi dopo che l'idea funziona
  • per promuovere il mio servizio e farlo conoscere di piu'
  • per raccogliere nuovi utenti
  • per raccogliere nuovi contenuti anche tramite terzi (non solo condivisione passiva ma interoperabilita' attiva)

L'offerta di un servizio tramite api e' pesante come risorse e sotto il profilo delle autenticazioni. Ci sono aziende specializzate solo in questo.

E la proprieta' dei dati ?

Nei social network l'utente accetta la ridistribuzione dei contenuti anche tramite i partner che useranno le api.

Il problema e' semmai nell'aggiornamento: in caso di modifica o cancellazione del dato, cosa succede presso i terzi ?

Se sono dati che nascono per essere condivisi ovunque, il contesto e' l'universo. Si puo' obiettare sullo sfruttamente commerciale diretto, ma su quello indiretto avrei grosse remore.

In generale chi si appoggia ad api esterne dovrebbe avere le stesse cautele giuridiche di chi offre le api. Che non significa fare le stesse cose, ma avere almeno un servizio di assistenza al cliente efficace e flessibile.

Non sono api i feed rss perche' i feed rss non offrono interoperabilita' attuva , ma solo condivisione passiva in sola lettura.

I piu' famosi sono quelli di Facebook, Paypal e Twitter. Poi Instagram e Linkedin (che pero' non condivide proprio nulla...)

Ognuno quindi permette diversi livelli di interattivita'. Sicuramente Facebook e' incredibile per la granularita' di permessi e di autorizzazioni che l'utente finale puo' concedere e revocare.

Revocare: i permessi alla condivisione possono essere revocati. Spesso pero' l'utente finale deve andare a revocare il consenso, per gli archivi, anche sui siti terzi ai quali aveva dato l'autorizzazione, se vuole rimuovere il passato.

Insomma: c'e' molta attenzione alla gestione. Temo che attualmente siano una sensibilita' elevata dei programmatori piu' che dei clienti finali che di solito semplicemente temono di autorizzare servizi terzi.

PayPal e' interoperabile perche' risponde se un pagamento e' stato fatto o meno, e come e quanto e quando. Non dice altro ma e' un servizio offerto (anche)  con API.

Spesso chi offre api ha anche servizi di condivisione piu' semplici.

Invece sulla mutevolezza delle condizioni di offerta delle api, sia legali che tecniche, sia per limitare le risorse sia per disattivare vecchie versioni, vi sono battaglie informatiche e commerciali che determinano il successo o meno di una piattaforma.

Pochi sanno per esempio che di recente Youtube ha rimosso i propri feed rss quasi pubblici mettendoli sotto richiesta autenticata.

Pochi sanno che il declino di Twitter e' iniziato quando ha ridotto il numero di interrogazioni a disposizione dei terzi.

Pochi sanno che su Facebook ogni uso deve essere autorizzato dall'utente finale, non solo dalla piattaforma.

Pochi sanno che alla fine il formato html e' un ottimo strumento di condivisione ma non di interoperabilita'. Json e' il preferito in javascript e non solo, e che i server possono improvvisamente smettere di parlarsi per tornare a collegarsi.

Nonostante la complessita', tutto funziona grazie alle forti autenticazioni: io ti chiamo ma tu non mi rispondi subito. Mi rispondi da un altro canale dove ti richiamo. Come se per parlare si usassero due telefoni, per essere entrambi sicuri di chi c'e' dall'altra parte.

E' uno degli aspetti del parziale funzionamento in cloud, o meglio della possibilita' di attingere dati e/o servizi da terzi.

Spataro

25.02.2016 https://



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    Creo un servizio informatico che possa dialogare con altri servizi informatici, dopo identificazione, per condividere ed essere interoperabile

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    L'offerta di un servizio tramite API e' pesante come risorse e sotto il profilo delle autenticazioni. Ci sono aziende specializzate solo in questo.

    E la proprieta' dei dati ?

    Nei social network l'utente accetta la ridistribuzione dei contenuti anche tramite i partner che useranno le api.

    Il problema e' semmai nell'aggiornamento: in caso di modifica o cancellazione del dato, cosa succede presso i terzi ?

    Se sono dati che nascono per essere condivisi ovunque, il contesto e' l'universo. Si puo' obiettare sullo sfruttamente commerciale diretto, ma su quello indiretto avrei grosse remore.

    In generale chi si appoggia ad api esterne dovrebbe avere le stesse cautele giuridiche di chi offre le api. Che non significa fare le stesse cose, ma avere almeno un servizio di assistenza al cliente efficace e flessibile.

    Non sono API i feed rss perche' i feed rss non offrono interoperabilita' attuva , ma solo condivisione passiva in sola lettura.

    I piu' famosi sono quelli di Facebook, Paypal e Twitter. Poi Instagram e Linkedin (che pero' non condivide proprio nulla...)

    Ognuno quindi permette diversi livelli di interattivita'. Sicuramente Facebook e' incredibile per la granularita' di permessi e di autorizzazioni che l'utente finale puo' concedere e revocare.

    Revocare: i permessi alla condivisione possono essere revocati. Spesso pero' l'utente finale deve andare a revocare il consenso, per gli archivi, anche sui siti terzi ai quali aveva dato l'autorizzazione, se vuole rimuovere il passato.

    Insomma: c'e' molta attenzione alla gestione. Temo che attualmente siano una sensibilita' elevata dei programmatori piu' che dei clienti finali che di solito semplicemente temono di autorizzare servizi terzi.

    PayPal e' interoperabile perche' risponde se un pagamento e' stato fatto o meno, e come e quanto e quando. Non dice altro ma e' un servizio offerto (anche)  con API.

    Spesso chi offre API ha anche servizi di condivisione piu' semplici.

    Invece sulla mutevolezza delle condizioni di offerta delle api, sia legali che tecniche, sia per limitare le risorse sia per disattivare vecchie versioni, vi sono battaglie informatiche e commerciali che determinano il successo o meno di una piattaforma.

    Pochi sanno per esempio che di recente Youtube ha rimosso i propri feed rss quasi pubblici mettendoli sotto richiesta autenticata.

    Pochi sanno che il declino di Twitter e' iniziato quando ha ridotto il numero di interrogazioni a disposizione dei terzi.

    Pochi sanno che su Facebook ogni uso deve essere autorizzato dall'utente finale, non solo dalla piattaforma.

    Pochi sanno che alla fine il formato html e' un ottimo strumento di condivisione ma non di interoperabilita'. Json e' il preferito in javascript e non solo, e che i server possono improvvisamente smettere di parlarsi per tornare a collegarsi.

    Nonostante la complessita', tutto funziona grazie alle forti autenticazioni: io ti chiamo ma tu non mi rispondi subito. Mi rispondi da un altro canale dove ti richiamo. Come se per parlare si usassero due telefoni, per essere entrambi sicuri di chi c'e' dall'altra parte.

    E' uno degli aspetti del parziale funzionamento in cloud, o meglio della possibilita' di attingere dati e/o servizi da terzi.

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