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Formato proprietario

Il formato proprietario e' un formato informatico il cui uso e' soggetto ad autorizzazione. Ma non sempre. Nella foto la struttura di una foglia, courtesy of Spataro 2016

Formato proprietario e' il formato .doc. Il formato .gif. O il formato .pdf.

I formati vengono realizzati sempre da qualcuno che quindi ne e' proprietario. Solo quelli che nascono da autori che rinunciano ad ogni diritto disponibile (quelli patrimoniali, di distribuzione, di modifica, di traduzione, etc etc) sono formati totalmente aperti. Tra questi l'indiscusso .ogg (per l'audio) e il .ogv (per il video, ma messo in discussione da taluni). Per i video c'e' anche l'xvid.

Il successo di un formato deriva dalla sua apertura all'uso e al supporto da parte di terzi.

Pensate di dover pagare per ogni volta che ascoltate un mp3. Nessuno lo userebbe. Cosi' anche i formati proprietari chiusi in realta' sono aperti sotto alcuni aspetti.

Emblematico del successo (o insuccesso) fu il .gif. L'azienda che ne detiene i diritti disse che avrebbe chiesto una fee agli sviluppatori. Nel giro di poche settimane uscirono applicazioni supportando il jpeg che e' aperto (basato su un algoritmo di compressione aperto, lzh o lha per amiga, per coloro che ricordano i vecchi tempi).

Quindi il formato e' importante per l'ordine nel quale i dati sono registrati e per la compressione dei dati per avere file piu' brevi.

Una vecchia direttiva europea, lo dico con ironia, impone la libera interoperabilita' tra i formati. Il produttore deve garantire a terzi la possibilita' di realizzare altri player / viewer spiegando il formato. Se non lo fa, gli altri produttori possono aprire il software e vedere come funziona. Questo anche se gli americani nelle loro licenze dichiarano sia vietato.

Il successo di un formato deriva anche dal successo di una piattaforma.

Mov e il formato aac derivano dalla forza di Apple di imporre i propri standard nella musica. Sony propose nei nuovi walkman un nuovo formato, ma nessuno lo uso' anche se ottimo tecnicamente.

Quindi la diffusione del formato spinge ad un maggiore uso. Tuttavia troppe limitazioni portano all'insuccesso, prima o poi.

In congiunzione con hardware puo' essere oggetto di brevetto; negli USA forse in modo molto piu' ampio anche senza hardware.

Sta di fatto che per il successo di un formato va pianificato il lancio e lo sviluppo. Alcuni favoriscono i piccoli sviluppatori conferendo gratuita' fino ad un certo limite di fatturato. Altri limitano le loro richieste la' dove possono arrivare.

Altri invece, i patent troll, intentano cause nella speranza di fare propri formati aperti asserendo brevetti che, per la loro genericita', possono coprire anche le applicazioni piu' comuni. Le grandi imprese di solito chiudono prima di una decisione giudiziale, al di la' di ogni ragionevolezza giuridica, valutando il tema sotto il profilo solo commerciale.

Insomma: un formato proprietario in realta' e' frutto del suo tempo ed e' raro che vi sia una vera innovazione, una vera creativita', avulsa dal mondo che l'ha sviluppato. E per questo si puo' discutere all'infinito, e per questo si invoca da piu' parti una riforma per evitare di dover presentare brevetti difensivi che poi le societa' dichiarano di non usare per ottenere privative del mercato.

Un po' come certi formati video che vengono affermati proprietari ma poi concessi a determinate condizioni gratuitamente. Piu' di recente i produttori si riuniscono in consorzi per gestire e difendere i formati all'interno i consorziati con accordi che possano essere soddisfacenti per tutti, e vietare ai terzi di sviluppare formati concorrenti.

Un interessante confine e' quello tra formato e protocollo. Il protocollo potrebbe essere definito come un formato di distribuzione tra macchine, un formato per la distribuzione.

Sui singoli formati e' utile leggerne la storia su Wikipedia, al link sotto indicato.

Spataro

20.01.2016 https://it.wikipedia.org/wiki/Formato_proprietario



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    I formati vengono realizzati sempre da qualcuno che quindi ne e' proprietario. Solo quelli che nascono da autori che rinunciano ad ogni diritto disponibile (quelli patrimoniali, di distribuzione, di modifica, di traduzione, etc etc) sono formati totalmente aperti. Tra questi l'indiscusso .ogg (per l'audio) e il .ogv (per il video, ma messo in discussione da taluni). Per i video c'e' anche l'xvid.

    Il successo di un formato deriva dalla sua apertura all'uso e al supporto da parte di terzi.

    Pensate di dover pagare per ogni volta che ascoltate un mp3. Nessuno lo userebbe. Cosi' anche i formati proprietari chiusi in realta' sono aperti sotto alcuni aspetti.

    Emblematico del successo (o insuccesso) fu il .gif. L'azienda che ne detiene i diritti disse che avrebbe chiesto una fee agli sviluppatori. Nel giro di poche settimane uscirono applicazioni supportando il jpeg che e' aperto (basato su un algoritmo di compressione aperto, lzh o lha per Amiga, per coloro che ricordano i vecchi tempi).

    Quindi il formato e' importante per l'ordine nel quale i dati sono registrati e per la compressione dei dati per avere file piu' brevi.

    Una vecchia direttiva europea, lo dico con ironia, impone la libera interoperabilita' tra i formati. Il produttore deve garantire a terzi la possibilita' di realizzare altri player / viewer spiegando il formato. Se non lo fa, gli altri produttori possono aprire il software e vedere come funziona. Questo anche se gli americani nelle loro licenze dichiarano sia vietato.

    Il successo di un formato deriva anche dal successo di una piattaforma.

    Mov e il formato aac derivano dalla forza di Apple di imporre i propri standard nella musica. Sony propose nei nuovi walkman un nuovo formato, ma nessuno lo uso' anche se ottimo tecnicamente.

    Quindi la diffusione del formato spinge ad un maggiore uso. Tuttavia troppe limitazioni portano all'insuccesso, prima o poi.

    In congiunzione con hardware puo' essere oggetto di brevetto; negli USA forse in modo molto piu' ampio anche senza hardware.

    Sta di fatto che per il successo di un formato va pianificato il lancio e lo sviluppo. Alcuni favoriscono i piccoli sviluppatori conferendo gratuita' fino ad un certo limite di fatturato. Altri limitano le loro richieste la' dove possono arrivare.

    Altri invece, i patent troll, intentano cause nella speranza di fare propri formati aperti asserendo brevetti che, per la loro genericita', possono coprire anche le applicazioni piu' comuni. Le grandi imprese di solito chiudono prima di una decisione giudiziale, al di la' di ogni ragionevolezza giuridica, valutando il tema sotto il profilo solo commerciale.

    Insomma: un formato proprietario in realta' e' frutto del suo tempo ed e' raro che vi sia una vera innovazione, una vera creativita', avulsa dal mondo che l'ha sviluppato. E per questo si puo' discutere all'infinito, e per questo si invoca da piu' parti una riforma per evitare di dover presentare brevetti difensivi che poi le societa' dichiarano di non usare per ottenere privative del mercato.

    Un po' come certi formati video che vengono affermati proprietari ma poi concessi a determinate condizioni gratuitamente. Piu' di recente i produttori si riuniscono in consorzi per gestire e difendere i formati all'interno i consorziati con accordi che possano essere soddisfacenti per tutti, e vietare ai terzi di sviluppare formati concorrenti.

    Un interessante confine e' quello tra formato e protocollo. Il protocollo potrebbe essere definito come un formato di distribuzione tra macchine, un formato per la distribuzione.

    Sui singoli formati e' utile leggerne la storia su Wikipedia, al link sotto indicato.

  • https://it.wikipedia.org/wiki/Formato_proprietario
  • https://www.civile.it/internet/images/2016DSC03213.JPG
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