I permessi sono ben noti dai tempi da sempre.
Ogni programma deve poter accedere in lettura, scrittura, ricerca o esecuzioni ai files o dati, più in gnerale alle risorse di un dispositivo.
Nell'epoca del cloud, i permessi si devono sincronizzare e consentire anche la gestione di più utenti o lo stesso utente su più dispositivi, anche contemporaneamente.
Negli smartphone i permessi riguardano anche l'accesso ai sensori o a dati "delicati".
Penso a:
- gps
- rubrica contatti, sms e telefonate
- identificativo del telefono, wifi, della sim
- connessione dati
- microfono
- foto e video
- altri files condivisi
Per la gestione di alcuni di essi è persino previsto il consenso preventivo (nella privacy per la geolocalizzazione). Il Garante italiano chiede anche che siano quelli soli necessari al funzionamento, e non preattivati.
Nella update war, guerra degli aggiornamenti, quando un software richiede nuovi permessi gli aggiornamenti si bloccano, se si sono attivati quelli automatici.
Spesso si confonde il tema dei permessi con il tema dei dati personali che sono trattati dal fornitore del servizio in cloud. Un servizio che non richiede permessi potrebbe comunque profilare o raccogliere altri dati.
Gli store sempre più evidenziano i permessi richiesti dalla app.
E si vede che le applicazioni più diffuse saccheggiano ampiamente i dispositivi mobili. A volte le applicazioni migliori sono meno famose ma più rispettose degli utenti.