Google ha i propri criteri per mettere avanti alcuni risultati rispetto ad altri.
Tecniche ben lungi dall'essere perfette, anzi vengono modificate continuamente.
L'idea è che un sito dovrebbe avere un suo rating all'interno degli altri nel mondo, sulla base della ricerca fatta e da chi la fa, e da dove la fa.
Alcuni siti cercano di alterare i risultati di ricerca organica per avere più visibilità invece di comprare spazi pubblicitari.
Alcuni lo fanno generando contenuti inutili con parole o frasi scelte da algoritmi. Altri creano sistemi di link. Altri altro ancora.
L'alterazione dei risultati sfruttando l'algoritmo è considerato da Google spam, illecito; da chi sfrutta l'algoritmo viene ritenuto usare le regole che Google stesse decide, finchè Google, non volendo cambiare l'algortimo, preferisce bannare uno o più siti.
A quel punto l'intervento porta al fallimento dell'attività che subisce la famosa penalizzazione.
E' un tema importante. Da una parte un libero operatore dominante, dall'altra attività di oggettivo o preteso disturbo.
Nel mezzo spesso la mancanza di contestazioni precise, dettagliate e preventive per consentire al penalizzato di capire, adattarsi o contestare.
Personalmente ho esperienza di altri casi, ma non sono certo un eletto: in tutta Europa in tanti hanno chiesto lumi a Google sull'ipotesi di concorrenza sleale tramite i risultati di ricerca.
E ancora oggi ci si preoccupa poco dei risultati che Google dà tramite mobile, diversi da pc.
La tecnica di cambiare i risultati personalizzandoli rende ogni contestazione più difficile.